Secondo Censimento Generale di Blauwe Roos

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    immaginehu
    Scott Sullivan » Commissario » ;

    Il commissario Sullivan stava rientrando per la prima volta nella stazione di polizia dopo la guerra civile: in mano aveva un fascicolo. Gli occhi stanchi erano cerchiati di blu dalle notti insonni: molti erano morti e molti erano scappati e per questo c'era bisogno di un censimento. Quindi si voltò verso i suoi colleghi reduci Bedingfield e O'Quinn:
    Avvisate i giornali, la radio, distribuite volantini: se vogliamo rimettere in piedi il nostro paese abbiamo bisogno di sapere chi è ancora vivo o è tornato nel regno. Tutti devono sapere di questo censimento. Andate. disse con voce ferma ma stanca.

    I volantini che estrasse dal fascicolo e consegnò ai suoi sottoposti recitavano

    La nostra nazione ha appena attraversato il periodo più buio della sua vita, tanto che ha rischiato di sparire. Ora, per raccogliere i pezzi si svolgerà il
    SECONDO CENSIMENTO GENERALE:
    Ogni persona che ora vive in questa città dovrà presentarsi alla Stazione di Polizia per lasciare le proprie generalità alle forze dell'ordine. Il censimento durerà per il prossimo mese, dopodichè l'individuo verrà considerato esodato o morto.
    Ricordo che questo censimento
    NON è FACOLTATIVO:
    nessuno ne è esente.


    Firmato, il commissario di polizia
    Scott Sullivan



    • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
    I fanatici della libertà finiscono come teorici della polizia.

    Per presentarsi al censimento dovete ruolare con il vostro personaggio che entra e lascia le sue generalità:
    -nome
    -cognome
    -genere maschile o femminile
    -data e luogo di nascita
    -professione
    Saremo in game, quindi non mettete il link della scheda. Una volta svolto il censimento la scheda verrà attivata e si potrà tornare a ruolare normalemente.
     
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    Ely era tornata: dopo aver passato molto tempo in Inghilterra, finalmente la guerra civile era finita. Vestita a lutto, lutto per la sua patria, rientrò nel suolo natio con tantissimi sensi di colpa e un bagaglio a mano. Tanti sensi di colpa per aver avuto paura, per aver sostenuto il dittatore dal volto d'angelo, per aver abbandonato il regno periodo più buio. Tanta, tanta tristezza sulle spalle di Elyssa, per tutti i morti, i dispersi, gli esodati; tanta tristezza per il suo paese ridotto in rovina. Paura di quello che potrà vedere, di quello che potrà succedere, paura di aver perso Forty. In cuor suo sapeva che era ancora vivo: ma non poteva sapere che si sbagliava di grosso, che lui non era più vivo da tantissimo tempo. La sua famiglia era ancora in Inghilterra, ma lei aveva insistito per tornare. E senza nemmeno accorgersene le sue gambe l'avevano portata in piazza, dove una giovane donna che aveva un aria quasi familiare le porse un volantino con un sorriso forzato sulle labbra. Ely lesse velocemente il volantino
    Mi conviene andare subito... pensò incamminandosi per le desolate vie del terzo distretto, lungo le rive del fiume Suaimnheas. L'Albero della Fortuna era ancora lì ma non sembrava più tanto fortunato: i rami erano ricurvi, quasi schiacciati dal peso di quell'atmosfera di lutto, la corteccia veniva via a scaglie. Arrivata in centrale entrò trovandosi davanti un uomo seduto dietro una scrivania che alzò appena lo sguardo alla sua entrata.
    Buongiorno, sono qui per il censimento. disse. Aspettò poi che l'uomo estraesse un fascicolo da compilare e così riempì il modulo prestampato.
    -Nome: Elyssa
    -Cognome: Flaherty Lynch
    -Genere: Femmina
    -Data e luogo di nascita: 10 luglio 1973, Blauwe Roos
    -Professione: Medico tirocinante

    Compilato il modulo fu congedata dall'uomo con un mugugno e uscì dalla porta principale.
    Aspetta... Sul volantino si specifica che il censimento è obbligatorio... Prima o poi Forty passerà di qui! Magari anche Florence! Dove ha messo il mio modulo non ce ne era nessun altro, quindi forse sono stata la prima.. Così si sedette su una panchina di fronte portando le gambe al petto abbracciandole con le braccia ben coperte da una giacca fatta di lana da sua madre.
    Elyssa Flaherty Lynch » Nymphar » 19 anni » SchedaParlato~Pensato~ Scritto

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  3. ~Piton
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    Fortunatus G. Zeredias - 19 anni - Mo
    jkf8
    Era arrivato finalmente il giorno che aspettava, il giorno in cui tutto sarebbe ricominciato.
    Forty in quest'anno non aveva assunto quasi mai forma corporea e perciò non aveva avuto minimamente bisogno di allontanarsi dal caro suolo della città che aveva visto pian piano cadere a pezzi.
    Già, perché era stato così difficile sopportare quella seconda morte per Forty, che ha preferito andare via e astenersi dalla lotta.
    Molte persone erano state eliminate e, pareva impossibile, ma anche molti fantasmi. Il Volto Maledetto sapeva bene ciò che faceva, lo sapeva fin dall'inizio. Perciò tutti si son fidati di lui, perciò c'è stata la guerra civile, perciò è accaduto tutto questo.
    Ma adesso le cose cambiavano, era arrivato il momento di registrarsi, di capire chi fosse vivo e chi no.
    -Lysie...- sospirò fra sé e sé mentre, per la prima volta in forma corporea dopo tanto tempo, si incamminava verso la stazione di polizia.
    Aveva pensato spesso a quella ragazza in tutto quel tempo, sentiva che era viva: lei era troppo intelligente, era una nymphar, aveva una famiglia alle spalle che per nessun motivo le avrebbe permesso di rischiare la vita, tantomeno di morire.
    Si guardò attorno, ma non la vide. Forse non la riconosceva più, forse aveva dimenticato il suo volto, forse davvero non era lì... -Entriamo!- disse a bassa voce per incoraggiarsi.
    Nell'atrio c'era una scrivania con dietro un poliziotto dall'aria molto provata, come tutti del resto ormai. Compilò il modulo scrivendo:
    -Nome: Fortunatus Gavril (era secoli che non scriveva più il suo nome per intero, nessuno sembrava più scrivere nulla ormai)
    -Cognome: Zeredias (Soldato Zeredias era il suo appellattivo prima che lasciasse le truppe del Volto Maledetto, tanti come lui avevano cercato di sostenere quel governo con la propria forza-lavoro, ma altrettanti hanno cercato di sfuggire una volta capite le pessime intenzioni, purtroppo però la scelta era "o combattere o morire" e Forty scelse la seconda, proprio perché non poteva più morire.)
    -Genere: Maschio (era sicuro? Ultimamente si sentiva sempre più vile, codardo e femmineo. Sembrava quasi che da quell'incontro con Dimitri avesse scoperto una parte di sé sconosciuta, una parte omosessuale?)
    -Data e luogo di nascita: 26/02/1973, Nuuk Groenlandia (erano già passati 20 anni, 3 dalla sua morte, ancora non ci credeva...)
    -Professione: Disoccupato (chissà cosa sarebbe stato del suo bar ora che era accaduto questo poco, la gente era ridotta in ginocchio, a nessuno interessavano più bar e locali...)

    Consegnò e aggiunse: -Mi scusi...- ma subito guardò un modulo compilato che giaceva sula scrivania dove stava per poggiare il suo e lesse...
    -Nome: Elyssa
    -Cognome: Flaherty Lynch

    Subito lasciò il foglio e corse fuori guardandosi intorno per vedere dov'era.
    Mi avrà pensato? Mi avrà cercato? Mi starà aspettando? O forse no? O Forse non gliene importa? O forse nemmeno si ricorda più di una sciocca infatuazione di gioventù come me?
    Era solo con i suoi dubbi, eppure non riusciva ad essere completamente triste: lei era viva, molti erano vivi ed erano attorno a lui ed erano con lui.
    In ogni caso non sarebbe più stato solo, tutti avevano perso tutto, tutti erano proprio come lui in questo momento.
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    Elyssa stava aspettando, aspettando qualcuno che forse non sarebbe arrivato, o comunque avrebbe potuto arrivare dopo settimane: nello sconforto affondò il viso tra la punta delle ginocchia e il petto. E fu così che non si accorse che colui che cercava stava passando davanti a lei senza vederla. Si riscosse dal suo torpore quando sentì dei passi di corsa: alzò lo sguardo e lo vide: era lì, in piedi, davanti alla stazione e si guardava intorno in cerca di qualcosa. Ely sentì un grosso macigno sollevarsi dalle sue spalle e si alzò dalla panchina: camminò verso il ragazzo guardando per terra con gli zigomi arrossiti e un sorrisino malcelato. Almeno lui era vivo, almeno non avrebbe avuto questo peso sulla coscienza! Quanto sollievo! Ma lui l'avrebbe riconosciuta? Era cambiata molto in questo anno in Inghilterra, ora era più matura, più composta, e ciò si rifletteva sul suo volto, sui suoi modi di fare e sulle sue espressioni. Tempo fa sarebbe corsa da lui senza neanche dargli il tempo di capire chi fosse, ma ora assaporava ogni passo temendo contemporaneamente un rifiuto: era scappata senza neanche dire addio, senza spiegazioni. E ora camminava lentamente verso il suo passato, verso la sua spensieratezza, verso quella ragazza che ormai non c'era più. Quando arrivò abbastanza vicina da farsi riconoscere alzò gli occhi incerta e timorosa; il tempo aveva cambiato i suoi sentimenti verso di lei? I suoi non erano di certo cambiati, anzi, la maturità ha infuso più sicurezza in lei e ora non ha più paura di quello che può succedere in caso di "situazioni intime". Era talmente cresciuta in quel poco tempo che nemmeno capiva come aveva potuto essere impaurita da lui.. E adesso era in piedi davanti al ragazzo aspettando il verdetto.
    Elyssa Flaherty Lynch » Nymphar » 19 anni » SchedaParlato~Pensato~ Scritto

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  5. ~Piton
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    Fortunatus G. Zeredias - 19 anni - Mo
    jkf8
    Stava ancora guardando in girò quando vide una figura slanciata alzarsi da una panchina lì vicino e venire verso di lui; era Lysie, ma era passato così tanto tempo che non la riconobbe.
    O meglio la sua testa non la riconobbe, perché un gorgoglio nelle mutande seguito da una forte pressione fece capire che lui effettivamente l'aveva riconosciuta. Niente da fare, Bob non sbaglia mai!
    Forty si era talmente perso nei suoi pensieri che non fece alcun movimento, né ebbe una reazione visibile. Si riprese unicamente quando la camminata ipnotica dalle sensuali movenze - era tanto che non provava più sensazioni erotiche, vista la crisi di governo - si interruppe.
    Di colpo le andò incontro, senza pensare, e appena arrivato abbastanza vicino la afferrò e la profanò con la lingua. Profanare era proprio il verbo giusto: quel viso, quelle labbra secche, quegli occhi spenti davano proprio l'impressione di una tomba che aspettava solo di essere aperta, una stanza buia che aspettava che porte e finestre venissero spalancate.
    Baciarla fu una liberazione, non voleva parole, non voleva spiegazioni. Non ne aveva bisogno, con tutto ciò che era successo l'importante era che fossero vivi, lì e insieme.
    Assaporò ancora la sua bocca, sembrava non averne mai abbastanza; quasi quasi per lui potevano accoppiarsi direttamente lì davanti a tutti.
    Si fece forza e staccò le labbra, ma appoggio la fronte contro la sua: riuscivano a guardare solo gli occhi dell'altro e i loro nasi si sfioravano e si urtavano sfregando le cartilagini fin dove erano elastiche.
    -Ce l'abbiamo fatta!- sussurrò infine con un sorriso.
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    Nel momento in cui le distanze si annullarono, non ci fu bisogno di parole: perdono, gioia, tristezza, speranza, sicurezza, una vita che rinasce dopo la distruzione, tutto questo fu messo in quel lungo bacio. Finalmente, tra la desolazione delle macerie spuntò un fiore: due giovani che si ritrovano dopo una dolorosa separazione e si abbandonano l'uno nel bacio dell'altro. Questa volta Ely non si tirò indietro e mise una mano sulla nuca di Forty per tenerlo più vicino possibile e per non farsi strappare via questo momento. Ma alla fine riuscirono riluttanti a smettere rimanendo però stretti fronte contro fronte: il respiro caldo sulla pelle della ragazza le faceva sentire un calore molto più che fisico, che poteva sciogliere la landa ghiacciata formatasi nella sua anima mentre Blauwe Roos crollava per colpa del suo stesso popolo.
    Ce l'abbiamo fatta! sussurrò il ragazzo.
    Ed era proprio vero: entrambi erano scampati a quella disastrosa guerra e adesso erano di nuovo insieme.
    Resta con me. disse Elyssa guardandolo intensamente. E lo voleva veramente: voleva rimanere con lui, non voleva andarsene nè che lui se ne andasse.
    Elyssa Flaherty Lynch » Nymphar » 19 anni » SchedaParlato~Pensato~ Scritto

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  7. ~Piton
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    Fortunatus G. Zeredias - 19 anni - Mo
    jkf8
    -Controllati Forty, controllati...-
    Era facile a dirsi, ma quella mano leggera che gli carezzava la nuca rada lo faceva impazzire di desiderio. Doveva essere una di quelle zone erogene piene di terminazioni nervose; già perché quando gli accarezzavano quella zona avvertiva un brivido che gli percorreva tutta la schiena fino alle natiche.
    I volti erano ancora vicini tanto che i sussurri più che da un'altra bocca di un'altra persona sembravano provenire proprio dall'interno del corpo.
    -Resta con me- disse in un soffio Lysie continuando a guardarlo negli occhi e lui impazziva d'amore, impazziva di desiderio, impazziva di felicità.
    Le avrebbe voluto cancellare il dolore dagli occhi, dalla testa, ma non poteva far sparire ciò che aleggiava nell'aria: il dolore era reale, attorno a loro e dentro di loro. Potevano scegliere l'indifferenza o l'amore.
    -Su, su. È ora di ricominciare!- e così spostò la testa sulla sua spalla e i loro corpi si incastrarono alla perfezione.
    Il suo petto contro il suo seno, le teste sulle spalle dell'altro, Bob che si faceva sentire e premeva contro di lei: erano un incastro perfetto, nulla poteva infilarsi fra loro e scalfirli.
    Ma poi si staccò, prima che le sue viscere potessero confondere quell'abbraccio con un amplesso, e con un sorriso che sembrò ritrovare dopo tempo immemore disse: -Hai notizie di altri? Dimitri? Bunny?Lukas? Iris?-
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    Scioltisi da quello stretto abbraccio si ricordarono finalmente del resto del mondo: Non lo so... sono tornata da poco, ho fatto giusto in tempo a scendere in piazza e mi hanno dato un volantino del censimento. Allora sono venuta qui subito e sono rimasta qui fuori per poterti riincontrare, o almeno per sapere se eri ancora vivo. Ma non ho visto ancora nessuno a parte una poliziotta con gli occhi viola dall'aria familiare... Possiamo sederci qui e vedere se passa qualcuno... disse.
    E tutti gli altri? Florence, tutti quei ragazzi che c'erano alla lezione di alchimia? Tutte le persone che c'erano alle feste dove sono finite? Magari sono lontanissime e ancora aspettano notizie del regno, o magari sono già qui senza sapere del censimento! Altrimenti se ne sono andati per sempre. Chissà cosa c'è dopo la morte: non riesco proprio a immaginarmi cosa possa esserci, se non il nulla eterno. Ma non era il momento di pensare alla vita ultraterrena, ora che era scampata alla guerra si sentiva più viva che mai e aggrappata saldamente alla terra. Ora doveva solo pensare a come la sua vita doveva rinascere insieme al suo Paese. Ma questa volta voleva davvero fare qualcosa per ricostruire tutto, dare il mio contributo. Ho deciso: appena possibile entrerò davvero nei Turquoise Roses! Come membro attivo e impegnato, che lotta per la prosperità e la giustizia!
    Elyssa Flaherty Lynch » Nymphar » 19 anni » SchedaParlato~Pensato~ Scritto

    Non mi hai riconosciuto la citazione cry HP e anche HG
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  9. GeaAelin
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    Gea Aelin » Demone » pg4o

    Dicono che tornare in un posto caro sia come tornare a casa. L'avevo sperimentato nei mesi precedenti quando dopo lo scoppio della Guerra Civile a Blauwe Roos avevo deciso che era il momento di cambiare aria, di tornare nel posto in cui ero nata e cresciuta.
    Avevo combattuto all'inizio dell'ascesa di quel pazzo dittatore a fianco della mia corporazione, Sìnn Fèin, e mi ero fatta valere ma una volta ricevute certe informazioni e' dura cercare di reprimere certi istinti.
    Al aveva fatto davvero un bella ricerca, avvalendosi della sua carica di esorcista. Aveva trovato il nome del delatore che nel 1980 aveva "denunciato" me e la mia famiglia, causando cosi' la morte dei miei genitori e il rapimento di mia sorella Sarah.
    Ed e' cosi' che eravamo partiti insieme per l'America io e Al ero tornata a casa, dai miei fantasmi, con i miei incubi, ma piena di speranza di essere cosi' vicina a scoprire l'identita' dell'uomo con la cicatrice.
    Ci misi alcuni giorni ma grazie alle informazioni ricevute riuscii a rintracciare il "traditore", mi accorsi di conoscerlo non appena entrai nella sua bottega di armature e incrociai il suo sguardo, la cosa divertente fu che anche lui mi riconobbe guardandomi cose se fossi il peggiore dei suoi incubi. Non potei trattenere un sorriso compiaciuto. Nonostante l'eta' avanzata e la paura che in ogni momento gli leggevo negli occhi, ci volle un po' per estorcergli le informazioni che volevo, ma alla fine quel nome venne fuori l'unico nome che avrei voluto conoscere molti anni prima. "Marcus"
    La storia continua, non finisce mica qui. Ma per qualche ragione una civetta un giorno atterro' sul davanzale della casa che in quei mesi condividevo con Al, fu come una segno che mi fece tornare la voglia di ritornare a Blauwe Roos.
    Ed e' cosi' che mi trovo ora a camminare ancora una volta al limitare della foresta della citta' che anni prima vi aveva accolta come se avessi trovato una seconda casa in cui vivere.
    Varcato il cancello d'entrata mi resi conto di quanto una Guerra possa cambiare una citta'.
    Camminando per le macerie provavo tristezza ma i volti seppur stanchi dei pochi cittadini per le strade trasmettevano speranza e la voglia di ricominciare.
    Sui muri erano appesi dei volantini, erano talmente tanti che non si poteva di certo ignorarli, doveva essere qualcosa di serio.

    "SECONDO CENSIMENTO GENERALE:
    Ogni persona che ora vive in questa città dovrà presentarsi alla Stazione di Polizia per lasciare le proprie generalità alle forze dell'ordine. Il censimento durerà per il prossimo mese, dopodichè l'individuo verrà considerato esodato o morto.
    Ricordo che questo censimento
    NON è FACOLTATIVO:
    nessuno ne è esente."


    Il volantino non era appeso da molto e avrei avuto tutto il tempo di passare ad iscrivermi, ma ero di strada per la centrale di polizia quindi decisi di avviarmi subito.
    Una volta arrivata ripensai ai primi 2 mesi a Blauwe Roos e a io che decidevo di diventare una poliziotta. "Megara..." pensai "...chissa' se sta bene."
    Entrata nella centrale Tim il segretario mi diede subito il certificato del censimento, gli chiesi una penna ma non ne aveva neanche una. Mi guardai intono e ne vidi un paio su una scrivania, mi avvicinai per prenderle e fu' li' che mi scontrai con una donna vestita completamente di nero, il foglio mi cadde dalle mani.
    "Scusami ...non ti avevo notato" dissi mentre mi accingevo a raccoglierlo.
    Guardandola bene aveva un volto familiare ma non mi sembrava di conoscerla, o per lo meno non credo di averci mai parlato. Non potevo dire lo stesso invece per il ragazzo che la accompagnava, il fantasma stolker che mi aveva pedinato un'intera serata mentre cercavo di portare a termine un incarico di lavoro. Chi si metterebbe a pedinare un ladro? Quel giorno era quasi riuscito a scoprirmi.
    Ma era passato cosi' tanto tempo, ed eravamo stati anche compagni di classe, mi sembrava carino per lo meno salutare.
    -"Ciao Fortunatus!" dissi "vedo che sei tornato anche tu a Blauwe Roos... tutto bene?"




    ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ ☆



    Edited by GeaAelin - 28/1/2014, 11:33
     
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  10. RiFlay~
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    UFTdzn9
    Florence avanzava a grandi passi e a testa bassa verso l'ufficio dei censimenti. Era appena tornata a Blauwe Roos dopo un lungo periodo d'assenza. La carestia l'aveva fatta scappare nella vicina Dublino ed era riuscita solo a ricevere poche notizie della cittadina e dei suoi abitanti, talmente poche che non era neanche a conoscenza del regime dittatoriale che fino a qualche mese prima vigeva sul territorio. Ora che era lì si sentiva a disagio; capiva di tenere molto a quel luogo e si vergognava di averlo abbandonato nel momento di maggiore bisogno. Ciò nonostante il suo istinto selvaggio, agli albori della grande carestia, l'aveva portata a fuggire via. Come suo solito non aveva salutato nessuno prima di andar via e non essendole mai capitato di tonare così presto in un luogo in cui aveva già vissuto - solitamente aspettava prima qualche secolo - non sapeva come comportarsi con i suoi amici e con le persone che l'avevano conosciuta. Si calò sulla testa il cappuccio porpora del suo vecchio mantello, che riusciva a restare come nuovo solo grazie ad un incantesimo, ed aprì la porta dell'ufficio ancora sovrappensiero. Si diresse verso la scrivania, da cui un poliziotto le dava il benvenuto e le porgeva un foglio da compilare assieme ad una penna, senza guardarsi attorno. Odiava i censimenti poiché non aveva una vera e propria identità, anche se in quella città aveva capito di essere circondata da persone molto simili a lei. In quella città dopo tantotempo aveva finalmente trovato una nuova "casa". Anche per questo era tornata.
    Iniziò a scrivere:

    -nome: Florence.
    -cognome: Richard Ovvero la sua identità inventata che non era mai stata registrata. Avrebbero fatto controlli? Decise di non pensarci per il momento.
    -genere: Femminile.
    -data e luogo di nascita: Questa era una domanda piuttosto scomoda. Cercò di ricordare se avesse mai detto a nessuno l'età che aveva, quindi scrisse l'effettivo giorno e mese in cui era nata e fece un breve calcolo mentale per l'anno. Decise di avere 21 anni. 18 Giugno 1972, Brest.
    -professione: Giornalista.


    Terminò e consegnò penna e modulo al poliziotto che ripose il foglio su una piccola pila lì accanto. A quanto sembrava non erano ancora in molti ad essersi registrati. A quel punto Florence si girò e fece per andarsene quando la sua attenzione fu richiamata da una coppia vicino l'ingresso. Riconobbe Elyssa appena la vide, anche se non indossava i soliti vestiti "naturali" ma un semplice capo nero, come se fosse a lutto. Affianco stava il suo ragazzo, di cui Florence non aveva un ottimo ricordo. Sembravano molto presi l'uno dall'altra, come se non si vedessero da tanto tempo. Non volendo disturbarli, la ragazza decise di salutarli da lontano in modo da non risultare d'impiccio. Avrebbe comunque avuto altre occasioni per parlare con Elyssa.


    Narrato
    Pensato
    Parlato
    Scritto

    Image by Han-0v0, edited by RiFlay~.
     
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  11. Killer Aiacos
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    Alastar O'Reagal

    immaginemctt
    Poco distante, per le vie di Seamair alta, una figura avanzava con passo lento e quasi barcollante, quasi come facesse fatica a digerire le vie in pendenza del quartiere nonostante la giovane età. Era un Alastar O'Reagal decisamente diverso, quello che tornava dopo un anno di esilio negli Stati Uniti: il sole della Louisiana aveva infatti scurito la sua irlandesissima pelle chiara, mentre le miriadi di cacce per le fantastiche campagne attorno al fiume Mississipi avevano irrobustito la sua figura. Il cambiamento più evidente era però a livello di vestiario: Alastar stava infatti indossando una spartanissima camicia a quadri rossi e neri, coordinata con un paio di jeans che sicuramente avevano visto tempi migliori e da un paio di stivali alti che erano decisamente più idonei alle paludi del delta del Mississipi che a Blauwe Roos. Come se ciò non bastasse, il tutto era completato dal canonico paio di occhiali scuri e da un pacchianissimo crocifisso in finto oro appeso al collo tramite una catena del medesimo materiale. Fin qua nulla di eclatante, del resto Alastar era piuttosto rinomato per il suo pacchiano cattivo gusto in fatto di vestiario: più che altro quel genio del suo io vampirico avrebbe potuto anche ricordarsi, al momento di partire da New Orleans, dei maledettissimi trentaquattro gradi di latitudine che la dividevano da Blauwe Roos! Era già tanto che non stesse piovendo, ma di certo il rigido clima del gennaio irlandese non era in vena di sconti per un povero idiota che si era impunemente vestito così leggero...
    Era partito molte ore prima da New Orleans, con un doppio volo che l'aveva portato prima a New York e poi a Dublino. Qui si era separato da Gea Aelin, la ragazza con cui aveva convissuto per quasi tutto il tempo passato negli Stati Uniti e che aveva di conseguenza limitato al minimo la presenza del sigillo esorcistico nell'ultimo anno. Ora che Blauwe Roos era tornata praticabile tuttavia era necessario che Alastar ricominciasse a recitare la parte del prete, dunque si erano divisi e l'esorcismo aveva ricominciato a ingabbiare la sua anima.
    Era passato un anno, ma ricordava ancora perfettamente la rocambolesca fuga da Blauwe Roos. Non che il dittatore avesse avuto il coraggio di attaccare direttamente la Chiesa Cattolica: in un paese così rigorosamente religioso come l'Irlanda sarebbe stato un suicidio. Aveva piuttosto cercato di isolare gli ecclesiastici che facevano parte delle vecchie fazioni, neutralizzandoli nei modi più infidi e meno sospetti. Fortunatamente il Sìnn Fèin se n'era accorto per tempo e grazie alla loro protezione era riuscito a scappare dalla cittadina, ponendosi in salvo. A quel punto il Sìnn Fèin aveva giustamente preteso una contropartita, e qui s'era messa di mezzo Gea con un piano talmente complicato che lui stesso ci aveva capito ben poco: se non ricordava male aveva promesso di fare da mediatrice per il traffico d'armi dell'IRA negli Stati Uniti, o cose del genere...
    Il prete rabbrividì al sol pensiero. Quella ragazza, la stessa che l'altro sé stesso aveva ormai scelto come compagna di vita, ne sapeva una più del diavolo. Forse perché ERA effettivamente un demone? Beh, ad ogni modo la impauriva davvero tanto: per quanto ammirasse la sua capacità di integrazione con gli umani, l'Alastar sacerdote cattolico la giudicava decisamente troppo spregiudicata nel raggiungimento dei suoi obiettivi. Prima o poi avrebbe dovuto fare qualcosa, altrimenti quella ragazza sarebbe riuscita a liberare per sempre il vampiro.
    Situazione che effettivamente si era verificata per quasi tutto il tempo in cui i due avevano convissuto in Louisiana. Aveva lasciato detto all'arcivescovo che negli Stati Uniti avrebbe fatto pratica come padre esorcista, e così era stato: per non far saltare la copertura aveva lavorato saltuariamente come prete a vari casi di possessione, gli unici momenti in cui Gea non era stata con lui e quindi il sigillo era stato libero di richiudersi. Per la maggior parte del tempo la vicinanza della demonessa aveva fatto sì che la personalità dominante fosse quella vampirica.
    Separandosi da lei in quel di Dublino l'esorcismo si era dunque nuovamente chiuso, facendo tornare "in sella" il prete cattolico. Quest'ultimo si sentiva particolarmente stanco e stordito anche per quel motivo: la sua personalità umana non era più abituata a prendere stabilmente possesso del suo corpo, dopo un anno in cui era stata libera solo per brevissimi periodi. Durante quel difficile anno il sé stesso ecclesiastico aveva trovato molto conforto nello scambio epistolare con il suo migliore amico, Dimitri Metherlance, che sapeva essere fuggito in Francia: il prete aveva avuto l'accortezza di usare l'indirizzo della parrocchia di Ascension Parish, alla quale era stato affiliato come consulente esterno, in modo che Gea non potesse intercettare le loro comunicazioni. Nell'ultima lettera che gli aveva indirizzato aveva comunicato a Dimitri quello che aveva appena saputo dall'arcivescovo Darren Williams: le tre corporazioni erano riuscite a ribaltare la dittatura, quindi Blauwe Roos era tornata un luogo sicuro per tutti loro. Era partito prima che potesse ricevere risposta, quindi si chiedeva con una certa curiosità se Dimitri avesse intenzione di rientrare in Irlanda o meno. Onestamente sperava proprio di sì: il rampollo dei Metherlance era il suo migliore amico, se era riuscito a sopportare quella situazione fino ad allora molto lo doveva a lui.
    E questo era tutto. Dopo l'iniziale spaesamento era riuscito a rintracciare quel vecchio relitto anni '80 che era la sua moto, guidando fino a Blauwe Roos. Era diretto alla Church Van de Stam, ma vedendo i manifesti del censimento aveva avuto la pessima idea di recarsi direttamente alla stazione di polizia senza passare dalla sua cella in chiesa. Pessima scelta: la strada fra Áilleacht e Seamair Alta era franata quasi completamente a causa di una bomba esplosa qualche mese prima, era possibile percorrerla solo a piedi. Aveva dunque dovuto abbandonare il mezzo e proseguire a piedi, barcollando un po' per il freddo, un po' per la stanchezza e un po' per lo scambio di personalità ancora non del tutto digerito.
    Alla fine ce l'aveva fatta, seppur con estrema fatica. Si mise diligentemente in coda (in questo era un perfetto cittadino del Regno Unito, non sopportava le code disordinate e confusionarie!), aspettando il suo turno per la compilazione del modulo. Quando arrivò il suo turno si limitò a scrivere, senza nemmeno scambiare una parola con il non propriamente loquace poliziotto.

    Nome: Alastar
    Cognome: O'Reagal
    Genere: Maschio
    Data e luogo di nascita: 30/10/1972, Derry (Nothern Ireland).
    Professione: Sacerdote cattolico

    Maledizione, era arrivato a Blauwe Roos ancora diciassettenne e ora ci tornava a vent'anni suonati: come passava velocemente il tempo...
    Aveva avuto qualche esitazione su "professione", optando alla fine per una definizione il più precisa possibile. Era andato invece a colpo sicuro sul luogo di nascita: era sicuro che se avesse scritto "Regno Unito" al posto di "Irlanda del Nord" e "Londonderry" al posto di "Derry" come minimo si sarebbe guadagnato un'occhiata indignata da parte di tutti i presenti.
    Il poliziotto depennò dunque il suo nome da un fascicolo che sembrava proprio essere l'elenco degli abitanti di Blauwe Roos in ordine alfabetico prima del disastro. Alastar allungò l'occhio verso lo stesso con aria interessata:
    - Mi scusi...potrei consultare la lista un momento, intanto che la persona dietro di me fornisce i suoi dati? -
    Gli sembrava davvero strano tornare ad usare il gaelico, dopo che per così tanto tempo aveva usato solo ed esclusivamente l'altra sua lingua natia, l'inglese.
    Al cenno affermativo del poliziotto, Alastar prese il fascicolo e ne scorse velocemente le pagine: intravide quasi subito che Gea lo aveva preceduto, ma il suo obiettivo era molto più avanti, alla lettera M. Finalmente lo trovò: Metherlance, Dimitri. Il nome non era depennato dalla lista, dunque il biondino ancora non si trovava in città.
    Ringraziò e restituì il fascicolo con aria piuttosto afflitta. Certo, forse ciò non voleva dire nulla, però aveva sperato di avere la conferma che Dimitri sarebbe tornato. A proposito di tornare, meglio girare sui propri tacchi e incamminarsi verso la Church van de Stam...
    Non appena Alastar cercò di incamminarsi verso l'uscita improvvisamente si sentì male, barcollando fino a raggiungere la parete vicina. Il cuore cominciò tutto d'un tratto a battergli a mille, come fosse in preda a una febbre da cavallo. Conosceva benissimo questi sintomi: era il segnale inequivocabile dell'imminente rottura del sigillo, evidentemente Gea era ancora nei dintorni.
    No. Non voleva lasciare il passo alla belva. Non così presto, dopo così tanto tempo, e soprattutto non in un luogo tanto affollato. Avrebbe fatto meglio ad attardarsi ancora un po' nel commissariato, in attesa che la sensazione di disagio passasse. Forse avrebbe potuto ingannare il tempo facendo visita alla sua vecchia amica Megara, se era di turno e se si trovava nei paraggi...

    Edited by Killer Aiacos - 28/1/2014, 21:33
     
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  12. ~Piton
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    Fortunatus G. Zeredias - 19 anni - Mo
    jkf8
    Rabbrividì.
    Non aveva bisogno di girarsi eppure lo fece lo stesso: la poliziotta con gli occhi viola era proprio la cara ragazza che aveva provato ad ucciderlo qualche anno fa.
    Come se uccidermi fosse possibile poi... ma era una questione di principio. Quella tipa era intrattabile e le sue attenzioni (e magari flirt?) gli avevano procurato solo una pistola puntata alla tempia.
    Con un sorriso artificioso e lo sguardo perso nel vuoto rispose: -Si, meglio andare a sederci su una panchina.-
    Sentì un sussulto e vide un altro volto noto: era Gea che scontrandosi con Elyssa, aveva fatto cadere il suo modulo per il censimento.
    La falsa Gea, che come ben ricordava era stata piuttosto asociale e poco collaborativa a socializzare, salutò proprio lui, mostrandosi compaiciuta della sua presenza.
    Notò bene l'uso del nome intero Fortunatus, tipicamente usato da chi non era in confidenza con lui e provò una sorta di soddisfazione nel notare che quella donna sembrava aver capito quale fosse il suo posto nella sua vita.
    -Ciao Gea, ebbene sì, ma più che tornato io sono sempre rimasto qui.- aggiunse poi con aria lugubre -È stata dura ma... dubitavi forse che me la sarei cavata?- terminò con una strizzatina d'occhio e un grande sorriso a labbra chiuse che gli davano un'aria molto tenera.
    Sì guardo attorno, voleva coinvolgere qualcun'altro nella discussione in modo da poter mettere in ridicolo ancor di più l'indole al mutismo di Gea. L'occasione si presentò quando vide una conoscenza salutare da lontano: era una ragazza che aveva visto al ballo e che, come ricordava bene, aveva rallentato la loro fuga verso un posto d'amore appartato.
    Il cervello era così fuso in quel momento che, nonostante tendesse a ricordare tutto di ogni persona che conosceva, aveva dimenticato completamente il nome della fanciulla.
    Ciò non gli impedì di mettersi in risalto davanti a Gea, e al cenno di saluto elegante della ragazza Forty contrappose una reazione teatrale tipica da commedia.
    -MA FATTI SALUTARE!- esclamò ad alta voce mentre spalancò le braccia e si avvicinò alla ragazza. Con un abbraccio amichevole le cinse le spalle e proprio lì diede due bei schiaffetti, forse anche troppo esagerati per una ragazzetta così bassina e leggera come lei. Ovviamente in tutto questo non poté non assaporare il suo seno che entrò in contatto con la parte alta dell'addome. Sentì addirittura un capezzolo turgido, il che fece allargare ancor di più il suo sorriso.
    Per fortuna la voglia che prima lo attanagliava non tornò, solo Lysie era capace di destare in lui certi istinti e certi desideri, quella tipa non era per lui diversa da una bambola gonfiabile non fredda, magari riscaldata con un phon prima per evitare un contatto con la plastica fredda.
    Con un braccio le cinse le spalle costringendola gentilmente a seguire i suoi movimenti, così la guidò verso il gruppetto che si andava formando e come se fosse un'amica sua stretta, disse, riferendosi volutamente solo a Lysie: -Amore, hai visto chi c'è?-
    tumblrmailozvpuj1r35inr


    Edited by ~Piton - 28/1/2014, 21:47
     
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    (era sicuro? Ultimamente si sentiva sempre più vile, codardo e femmineo. Sembrava quasi che da quell'incontro con Dimitri avesse scoperto una parte di sé sconosciuta, una parte omosessuale?)

    Spero non proprio con Dimitri, o Forty dovrà stare molto attento a Iris lol XD


    Iris Melis Demone



    Mano nella mano, lontani dal corteo di rimpatriati, due persone procedevano verso la registrazione del censimento. I cappucci che indossavano, entrambi larghi e di colore diverso -quello di lei era bianco-, ondeggiavano in mezzo alle tante teste delle persone in fila più alte o più basse di loro, si potevano notare facilmente nel tragitto e allo stesso tempo non si poteva distinguere il viso alla prima occhiata.
    Erano Iris e Dimitri.
    Avevano trascorso l'ultimo anno insieme riparando nella lontana Nancy: erano stati accolti -o meglio, nascosti- da un parente della ragazza, Eliot, bislacco sensitivo francese. Di certo era un'ingiustizia trascorrere dei giorni placidi al riparo dell'incombente tempesta che gravava su Blauwe Roos, ma in fondo anche loro avevano diritto a godere di calma e tranquillità - avevano ritrovato un po' della pace, recuperato un po' del tempo perduto, ma di certo il loro percorso non era finito.
    Questa volta però non si erano mai divisi.
    Iris aveva insistito tanto, ma non ve ne era stato bisogno: l'anno prima, in quel roseto dell'accademia, Dimitri le aveva promesso che non l'avrebbe lasciata più sola.


    Nome: Iris
    Cognome: Melis
    Genere: Femmina
    Data e luogo di nascita: 17/05/1972, Nancy, Francia
    Professione: Fioraia


    Lo scrisse velocemente, con uno sguardo pensoso e un movimento meccanico, senza neppure parlare all'agente. Non si trattava di boria, in realtà, solo la sua attenzione era catturata da troppi particolari insieme: rivedere quella città dopo un anno, notare quei piccoli particolari che erano cambiati... e accorgersi che forse anche lei era cambiata, tutto questo le comunicò uno strano senso di malinconia.
    Strinse la mano a Dimitri con una labilissima forza e sollevò gli occhi rossi su di lui al di sotto del cappuccio: probabilmente avrebbe intuito che sentimento l'aveva attraversata in quel momento, forse anche per lui era lo stesso - si sarebbero dati sostegno a vicenda.
    Attese che anche lui scrivesse per poi riprendere a camminare.
    Aveva letto anche la lista, naturalmente, e riconosciuto alcune persone nel camminare ma aveva come un reverenziale timore di avvicinarsi a tutti loro come se lei fosse stata un fantasma riaffiorato da un passato lontano - la città di Blauwe Roos, d'altronde, fino a poco tempo prima non aveva dovuto essere poi tanto dissimile da un porto solitario o un paese fantasma.
    C'è qualcuno che vorresti rivedere in particolare, Dimitri?
    Chiese poi quasi in un sussurro, volgendo uno sguardo curioso e un po' spento su di lui - per meglio dire, cauto. Non ne avevano parlato: lei ad esempio aveva desiderio e allo stesso tempo timore di riaprire il lounge bar inaugurato con Fortunatus - timore di vederlo distrutto e che una volta aperta la porta i ricordi la investissero come una ventata di aria viziata, desiderio di tornare a un luogo a lei caro e... quanto a Fortunatus, essendo lui un fantasma, aveva sempre pensato che l'avrebbe trovato lì dove l'aveva lasciato, allegro e spensierato come sempre.
    Delle persone a cui aveva rivolto un pensiero delle volte c'era stata Gea, la demonessa che le aveva insegnato a volare: chissà se aveva compiuto la sua vendetta, dove viveva, come stava.


    EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEENulla e per sempre.
    Role scheme #2 by thanatøs`




    Edited by Killer Aiacos - 28/1/2014, 22:48
     
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  14. GeaAelin
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    Gea Aelin » Demone » pg4o

    Nonostante le sue parole fossero state amichevoli, quel fantasma non lo digerivo proprio.
    Prima ancora che potessi ribattere alla sua piccola provocazione, prese una ragazza che sembrava conoscere e la trascino' al suo fianco. La poverina sembrava abbastanza infastidita, io non avrei mai permesso a quel burbero fantasmino neanche di sfiorarmi.
    Di fatto la presenza della nuova arrivata mi permetteva di andarmene senza troppi convenievoli.
    "Sai, in effetti non avevo dubbi sul fatto che tu fossi ancora qui. Vorrei dire vivo, ma non credo sia il termine giusto per quanto ti riguarda. Vedo che sei in buona compagnia, mi dispiacerebbe disturbarvi ulteriormente."
    Sorrisi al trio e feci due passi per raggiungere la scrivania e prendere finalmente la penna per cui mi ero avvicinata a quell'angolo della stanza.
    "Se volete scusarmi ho un modulo da compilare." dissi mentre tornavo di fronte a loro sventolando il foglietto.
    Mi appoggiai ad un tavolo compilando il modulo. Mentre compilavo il modulo il battito del mio cuore comincio' ad accellerare per poi tornare normale. La sensazione non era durata molto , ma mi aveva fatto capire che Alastar era appena passato nelle vicinanze, venuto anche lui a per il censimento.

    Nome: Gea
    Cognome: Aelin
    Genere: Femmina
    Data e luogo di nascita: 02/07/1971, bosco di Argas (America)
    Professione: Giornalista

    Consegnando il foglio, lo sguardo mi cadde su registro delle firme, come sospettavo Al era gia' passato e poi poco piu' in basso un nome depennato attrasse la mia attenzione.
    "Iris Melis"
    Iris? Iris era stata li? Stava bene? Un senso di sollievo mi attraverso' l'anima, non sentivo la mia migliore amica da molto tempo. Durante la permanenza in america a volte mi era capitato di pensare a lei, augurandomi che stesse bene e fosse felice.
    Guardai la stanza, in cerca della chioma di lunghi capelli castani che Iris era solito arricciare in due lunghe trecce. Nonostante la mia vista perfetta non riuscivo a trovarla.
    Probabilmente era passata tempo prima e in quel momento non era li'. "Peccato mi sarebbe piaciuto rivederla." Sospirai.



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    Dimitri Metherlance

    Di tutte le cose che avrebbe potuto fare in futuro, dei mille modi per impiegare la sua vita e gli anni a venire, Blauwe Roos ed il suo carico di ricordi sembravano i meno probabili. I meno desiderabili, forse. Non che guardasse a quel passato non molto lontano con occhi particolarmente critici, ma nessuno volgerebbe lo sguardo a una delle pagine più buie della propria esperienza. Non troppo a lungo per lo meno.
    Per Iris non era così, forse; ne avevano parlato diverse volte prima di prendere la decisione che li avrebbe portati all’ennesimo viaggio: tornare in quel villaggio sperduto irlandese, dove tante, tantissime cose avevano cambiato per sempre la loro vita. Benché entusiasta all’idea di rivedere facce amiche – o almeno, così sperava – come Alastar, Florence o Megara, Dimitri non poteva dirsi del tutto convinto di quella scelta; ora che le cose con Iris si erano sistemate e si sentiva un po’ più apposto con la coscienza – ma con quel senso di colpa onnipresente nel profondo, che lo avrebbe senza dubbio accompagnato per tutta la vita – davvero non aveva voglia di rimettersi in gioco: avrebbe preferito, paradossalmente se pensiamo che aveva passato metà vita rinchiuso nei sotterranei di casa, tornare al maniero e vivere in tutta serenità il futuro.
    Pensieri da vecchio? Eh, forse. Ma di certo anche pensieri da persona che non aveva bisogno di ulteriori avventure. Alla fine però si era lasciato convincere, sebbene, a differenza di molti altri, non provasse alcun rimorso nell’aver abbandonato quel paese, poiché per lui non esisteva più una vera “casa” – oltre quella dei Metherlance per ovvi motivi – che gli dispiacesse davvero lasciare.
    E così eccoli di nuovo qui, a Blauwe Roos, paradiso dei giovani prodigi e degli eventi decisamente fuori dal comune! Saputo ben presto del censimento che avrebbe aiutato la polizia locale a fare la conta dei danni e della triste eredità della recente dittatura, i due giovani si erano detti di apporre al più presto le proprie firme per confermare di essere vivi e in circolazione. Magari, se la fortuna li avesse assistiti, avrebbero persino incontrato qualche vecchia conoscenza!
    E, a proposito di fortuna, quella mattina, era una tetra giornata invernale, Dimitri indossò niente meno che un completo bianco che lo faceva apparire un po’ monocromatico a causa dei suoi capelli e pelle chiarissimi, e con il petto pieno di speranza ed ottimismo verso il futuro, spalancò la porta del palazzo ed uscì alla luce del sole con un’entusiasta «Si ricomincia!»
    *WOSH*
    Ed una cascata d’acqua fredda lo accolse nel suo abbraccio più amorevole! Che tempismo stupendo aveva avuto la vicina del secondo piano per svuotare il secchio dell’acqua sporca di detersivo per pavimenti! Signora!
    «…» alzato lo sguardo alla donna, con gli occhi di chi dopotutto se l’aspettava, Dimitri sollevò le braccia al cielo e quasi urlò «Ma perché?! Perché, signora!?»
    «Oh, caro, scusami tanto! Non ti avevo visto!»
    Evvabbé, dovette sospirare il ragazzo assicurandole che un incidente poteva capitare, per poi tornare in casa e, fradicio fino alle ossa, alzò una mano in direzione di Iris per prevenire domande «Non chiedere niente, ti prego.»
    Blauwe Roos aumentava alla potenza di dieci la sua abituale sfortuna.

    Alla seconda uscita per fortuna non c’erano stati altri imprevisti – aveva risolto il problema degli abiti ricorrendo ad una sobria camicia con tanto di gilet nero, lo faceva sentire vicino a quando lavorava come barista -, ma lo sguardo di Dimitri era come quello di un falco e sondava ogni cosa che potesse rivelarsi pericolosa. Raggiunsero facilmente la stazione di polizia, che era ancora là dove la ricordavano - dov’era avvenuto il suo interrogatorio -, con una fila fuori dalla porta che sembrava dire “qui si sbriga burocrazia”. E Dimitri odiava la burocrazia.
    Si calarono sul volto i cappucci dei mantelli, poiché non avevano veramente voglia di affrontare eventuali conoscenze, e si misero in coda; per tutto il tempo egli tenne fermamente una mano sulla spalla di Iris, dando senza saperlo le spalle ai suoi vecchi compagni di scuola, che non avrebbero avuto modo di vederli.
    «Non ricordavo che l’aria fosse così fredda. Però se ascolti bene puoi sentire il rumore del male in lontananza.» sorrideva per incoraggiarla di tanto in tanto, erano particolari banali e superficiali, che però la sua innata sensibilità notava facilmente.
    Già, era cambiata molto, Blauwe Roos, pensò alzando gli occhi al cielo, attraversato in quel momento da un uccello fuori stagione, ma certe cose erano rimaste le stesse: quelle a cui nessuno faceva caso ma che rendevano unico quell’angolo di mondo.
    Lui invece si sentiva infinitamente cambiato, e quel pensiero lo spinse ad avvicinarsi un po’ più a Iris, diventata la sua ancora di salvezza in quell’anno passato lontano lontano.
    Giunti infine dentro la centrale, lasciò che fosse Iris la prima a compilare i moduli, soprattutto per tenere d’occhio la situazione e vegliare su entrambi, quindi confermò le sue generalità su un pezzo di carta bianca e sterile, inadatta persino a uno di quegli stupidi disegni che gli capitava di fare praticamente ovunque.

    Nome: Dimitri Nikolaij.
    Cognome: Metherlance.
    Genere: Maschio.
    Data di nascita: 24 giugno 1972.
    Professione: Pittore.

    Sull’ultima parola esitò: quasi non gli pareva vero di essere riuscito ad affermarsi finalmente nel mondo dell’arte, seppure con discreto successo. Ma era pur sempre un inizio, no?
    Lasciarono infine il banco senza scambiare una sola parola con il commissario di turno, un uomo che Dimitri non aveva mai visto ma che impresse a fuoco nella mente; quando Iris attirò la sua attenzione con una domanda lui dapprima sembrò spaesato, ma sorrise nel suo modo gentile e sincero.
    «Ah, sì, naturalmente. Anche tu, no?» domandò a sua volta, per poi sibilare, mentre i suoi occhi involontariamente correvano verso una figura non lontana «Ad esempio… Alastar?»
    Aguzzò la vista, credendo di essersi sbagliato – del resto Dimitri, con la testa tra le nuvole e la sua ormai storica ingenuità, non aveva affatto notato la lista di presenti in bella mostra sul tavolo.
     
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