Back to Basics (maybe)

Armagh, Irlanda del Nord

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    unicolivello
    Alastar O'Reagal - 18 anni - Vampiro - Adepto


    Back to Basics. Ritorno alle origini. Dopo aver lasciato l'Irlanda del Nord tre anni addietro per girovagare nel resto dell'isola, Alastar O'Reagal per la prima volta aveva varcato nuovamente il confine, tornando nella natia Ulster. Rispetto allo spietato vampiro che tre anni prima aveva lasciato Derry in cerca di nuove avventure, si trattava sicuramente di un individuo radicalmente cambiato: la sua natura era stata rinchiusa (forse per sempre?) in un sigillo esorcistico, arrivando a farne un prete cattolico a tutti gli effetti. Ironicamente proprio l'approfondimento del suo nuovo mestiere lo aveva ricondotto lì, nel cuore dell'Ulster, in un'amena cittadina di 15000 abitanti chiamata Armagh (Árd Macha in gaelico, secondo il perenne bilinguismo vigente nell'Irlanda del Nord). E ancor più ironicamente il motore di questo approfondimento era stata Gea Aelin, l'unico essere in grado di liberarlo temporaneamente dal sigillo.
    Ma andiamo con ordine. Dopo il primo incontro con Gea, avvenuto il 30 settembre sulle rive del lago Scàthàn, Alastar aveva mantenuto la promessa fattale e si era presentato dinnanzi all'arcivescovo Darren Williams esplicando le sue intenzioni di diventare un padre esorcista. Aveva così scoperto che, nonostante l'arcivescovo fosse cardinale e primate d'Irlanda, esisteva ancora un'altra autorità fra lui e il Papa: il primate di tutta l'Irlanda (titolo che comprendeva non solo la Repubblica, di cui Williams era primate, ma anche l'Ulster), carica in quel momento vacante. La sede di tale patriarcato era Armagh, insignificante cittadina dell'Ulster che tuttavia veniva considerata la capitale religiosa dell'isola in quanto il suo primo vescovo fu San Patrizio, patrono dell'isola. Era proprio lì che gli aspiranti padri esorcisti venivano spediti da tutta l'Irlanda per un addestramento durissimo, che scremasse i pochi spiritualmente eletti a quel compito prima che la loro formazione fosse completata con le conoscenze tecniche del caso.
    La sua richiesta rimase tuttavia in stallo per parecchi mesi: perché fosse inviato ad Armagh serviva infatti l'autorizzazione del vescovo di Armagh, ma quella carica era per l'appunto vacante. Finalmente il 6 novembre a tale soglio assise padre Cahal Brendan Daly; la conseguenza fu che finalmente il 26 novembre giunse la tanto sospirata autorizzazione. Il 30 novembre, a due mesi esatti dall'incontro con Gea, Alastar aveva lasciato Blauwe Roos per Armagh. Quello che stava per cominciare era a tutti gli effetti un ritiro spirituale nella vetusta e grandissima cattedrale gotica di Saint Patrick, un ritiro che avrebbe potuto durare anche un anno, se non avesse gettato la spugna prima.
    L'accoglienza ricevuta aveva avuto alti e bassi: se in un primo momento i confratelli di Armagh avevano dimostrato una certa simpatia per lui a causa delle sue origini nordirlandesi, quando cominciò il ritiro spirituale vero e proprio fu chiaro che i padri esorcisti che lo seguivano avevano capito tutto sulla sua natura e non lo avevano cacciato a pedate nel deretano solo perché non potevano disobbedire ad un ordine congiunto dei due Primati.
    In compenso il ritiro spirituale fu durissimo. Lunghissime sessioni di meditazione, studio, lavoro, digiuno, astinenza, veglia (queste ultime a dir la verità per lui non erano mai state un problema). Assieme a lui in quel di Armagh erano arrivati molti altri giovani e meno giovani con lo stesso intento, ma a differenza di quanto si era aspettato non v'era stata una sola riunione comune: ognuno veniva seguito da un austero precettore, che parlava solo lo stretto (pochissimo) necessario e di cui erano tenuti ad ignorare il nome. L'isolamento dal mondo esterno era totale, come anche l'isolamento fra candidati: era infatti vietato rivolgere la parola a chicchessia, perfino al proprio precettore, si poteva solo rispondere se espressamente interrogato da questi. Allo stesso modo i candidati dovevano portare un saio bianco col cappuccio che celasse il loro volto, completato da una maschera da indossare in modo che il viso fosse celato a chiunque, tranne che al proprio precettore.
    In questo clima di asprezza e rigore, paradossalmente l'anima di Alastar stava finalmente trovando la pace. Forse attorno alla cattedrale di San Patrizio era stato eretto un qualche campo di forza, forse era semplicemente l'aura di sacralità del luogo, o forse era semplicemente l'isolamento dal mondo esterno che gli stava facendo bene: fatto sta che proprio mentre stava studiando le tecniche di esorcismo, il SUO esorcismo sembrava rafforzarsi una volta per tutte. Stava addirittura considerando l'ipotesi di chiedere il trasferimento ad Armagh per darsi alla vita monacale propriamente detta, isolandosi dal mondo esterno e dando così fine ai suoi tormenti.

    Così erano passati ben due mesi. Alastar, nonostante l'ostilità del suo precettore, aveva fino ad allora passato tutti gli esami cui era stato opposto, sebbene non sempre in maniera brillante. Comprendeva la ragione di tanto rigore: per trattare con demoni e spiriti maligni era assolutamente necessario che l'esorcista stesso possedesse un animo d'acciaio, una tempra indomabile. Per tanto aveva fino ad allora accettato con diligenza tutti i sacrifici, impegnandosi al massimo...nonostante non sapesse più precisamente se lo stesse facendo per Dio, per sé stesso o per Gea Aelin. Il ricordo di quest'ultima a dire il vero era stato messo a dura prova dal ritiro spirituale, tanto per l'appunto da avergli fatto accarezzare l'idea di prolungare l'esilio auto-imposto per il resto della sua vita. Aveva paura che un eventuale ritorno a Blauwe Roos lo portasse a rivederla e dunque a mettere in crisi la pace spirituale finalmente ritrovata. Ma poteva forse fuggire così vigliaccamente alla promessa che le aveva fatto? Poteva forse considerare domata la parte di lui che veniva magneticamente attratta dalla demonessa, aldilà della promessa?
    Erano le due del mattino del 30 gennaio 1991. Tecnicamente quella notte non avrebbe avuto l'obbligo di veglia, ma nonostante tutto era in piedi, perfettamente sveglio come da tradizione. Il giorno successivo avrebbe "festeggiato" i due mesi di permanenza con un ulteriore esame da parte del suo severissimo precettore. Decise dunque di sfruttare la nottata libera e di recarsi al Pozzo di San Patrizio.
    Questo nome così emblematico veniva convenzionalmente affidato ad una torre facente parte del complesso dell'immensa cattedrale. Nonostante fosse ufficialmente una torre campanaria, la sua enorme campana veniva fatta suonare solo nelle occasioni speciali (Pasqua e Natale) ed era perciò più nota per gli altri suoi usi. In particolare al suo interno vi era la preziosissima biblioteca dell'arcidiocesi, contenente testi antichissimi e dal valore inestimabile; come se ciò non bastasse, si vociferava inoltre che nei suoi sotterranei fossero nascoste mirabolanti ricchezze.
    Alastar ovviamente era interessato solo alla biblioteca, visto che lì si trovavano molti testi essenziali per la sua preparazione. Nel passare uno dei precedenti esami, gli era stata affidata una copia della chiave che apriva il portone principale della torre, a patto che se la legasse al polso a mo' di manetta, senza così poterla fisicamente perdere: una precauzione dovuta al timore che potesse perdere la copia e questa per una sfortunata coincidenza finisse nelle mani di un ladro. Precauzione che il rosso considerava inutile, visto che un eventuale ladro avrebbe potuto infiltrarsi nella torre abbastanza comodamente scalando la cattedrale (piena di guglie, appigli e sporgenza come tutte le cattedrali gotiche) e poi la torre, per poi intrufolarsi nella stessa rompendo una qualsiasi delle ampissime vetrate parimenti tipiche dello stile gotico.
    Girata la chiave (ovviamente possedeva solo quella della biblioteca, non quella dei sotterranei), il rosso si avventurò dunque all'interno del Pozzo. Gli mancò il fiato, ma ormai si era abituato: a dispetto del fatto che fosse una costruzione millenaria, l'interno della torre era perfettamente isolato e climatizzato in modo da ridurre al minimo ossigeno e anidride carbonica, favorendo così la conservazione dei libri.
    Si dunque recò nella parte della biblioteca che conservava il libro in questione, un trattato del Settecento sui fantasmi Warui, non prima di aver preso i guanti che gli avrebbero impedito di rovinare il trattato tramite il contatto con la sua pelle. I guanti erano bianchi e completavano un insieme assolutamente candido: nonostante in giro non vi fosse ovviamente nessuno, Alastar indossava infatti sia il saio bianco (con l'immancabile cappuccio calato) che la maschera (a sua volta bianca e semplicissima, senza nessun connotato particolare), per una questione di abitudine.
    Prese il libro e si sedette ad un tavolo vicino, iniziando quella che pareva essere una tranquilla nottata di studio, senza avere la minima idea del fatto che di lì a poco proprio quella notte avrebbe sconvolto il suo ritiro spirituale fino ad allora idilliaco.


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    Riservato a Gea Aelin
     
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  2. Gea Aelin
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    Ultimamente troppi eventi si erano succeduti nella citta' di Blauwe Roos, troppi sentimenti contrapposti fra loro vagavano nella mia mente senza trovare un'attimo di pace. Non avevo scelta, dovevo cambiare aria, allontanarmi da quel luogo tanto rassicurante quando ero arrivata e tanto opprimente in questo momento.
    Ma dove andare?
    L'occasione perfetta si presento' quando un giorno, non avendo niente di meglio da fare, girovagavo nei quartieri bassi della citta' fino ad una bottega d'antiquariato dove spesso mi commissionavano ottimi lavoretti.
    Appena mi vide entrare il commesso tutto euforico mi prese da parte conducendomi nel retro della bottega.
    A quanto mi disse gli avevano proposto una affare, uno buono ma gli serviva qualcuno addatto a "ritirare" la marce qualcuno di esperto e infallibile. Voleva me insomma. Accettai volentieri l'incarico senza pensarci due volte, dopotutto era l'occasione che volevo per sparire per qualche tempo.

    Cosi' dopo qualche giorno eccomi arrivata nell citta' di Armagh.
    Dalle informazioni ricevute l'oggetto che cercavo doveva situarsi all'interno della cattedrale gotica di Saint Patrick, piu' precisamente in una torre campanaria che conteneva una enorme e fornitissima biblioteca.
    *Preti!* dissi sbuffando.
    E di chi altro poteva essere l'oggetto che mi avevano richiesto.
    Probabilmente quella citta' per me rappresentava uno dei luoghi piu' pericolosi dove girovagare a causa della mia natura di demone, ma chissa' perche' da qualche tempo mi ero fatta sempre meno attenta, e la paura che gli altri scoprissero la mia natura non mi allarmava poi cosi' tanto, dopotutto a Blauwe Roos avevo addirittura trovato delle persone a cui piacccio per quello che sono.
    Improvvisamente nel pensare cio' mi immaginai il viso di Alastar, e questo mi costrinse ad interrempere per qualche secondi i miei passi mentre percorrevo il percorso che mi portava verso la locanda in cui avrei deposto i miei bagagli. Alastar mi mancava. Mi mancava da morire.
    Scrollai la testa e ricominciai a camminare.
    Ormai erano 2 mesi che non lo vedevo, anzi piu' precisamente non avevo la minima idea di dove si fosse cacciato. A lezione ormai non l'avevo piu' visto e anche altri compagni che lo conoscevano non avevano piu' avuto sue notizie.
    Per un attimo ebbi una fitta al petto, il pensiero, il dolore e la sensazione che mi avesse abbandonata nonostante la sua promessa mi fecero soffrire per quei pochi ma interminabili minuti che inmpiegai fino ad arrivare alla porta della mia camera da letto.
    Mi concentrai nella sistemazione dei bagagli e riuscii a togliermi dalla mente Alastar, almeno per quella sera.

    Erano passati 3 giorni dal mio arrivo ad Armagh, ed ero finalmente pronta per attuare il furto.
    Mi sistemai in modo da non farmi riconoscere indossando la solita Tunica della Trinità di color nero, invisibile nella notte, la quale mi avrebbe anche fornito da protezione in caso di attacco e una maschera, simile alle maschere veneziane che venivano usate nelle antiche recitazioni teatrali dove erano presenti solo due fori per gli occhi, e disegnata una lacrima in uno dei due, nonche' un' enigmatico sorriso. Sotto il mantello una camicetta bianca e dei lunghi pantaloni neri aderenti.
    Uscita dalla locanda arrivai in fretta alla cattadrale eil primo ostacolo che mi trovai di fronte era come sarei entrata, ma avevo calcolato ogni cosa. Eccolo li' infatti, i due guardiani che puntuali come le alre notti, erano pronti per svolgere la loro ronda notturna, da quel momento per 10 minuti circa la piccola porta dalla quale erano usciti non era chiusa a chiave e appena furono lontani abbastanza da non potermi vedere sgattaiolai silenziosa all'interno della cattedrale.
    Mi diressi veloce verso la torre campanara leggermente a disagio, non so bene il perche' di quella sensazione, forse non ero abituata ad entrare in luoghi consacrati e al mio secondo Io non piaceva.
    Scalare la torre fu' anche troppo facile visto che la sua superfice era tutt'altro che liscia, ma pieni di spuntoni e sassi sporgenti dove potersi aggrappare.
    Mi ritrovai finalmente di fronte alla porta d'accesso alla biblioteca.
    Presi gli strumenti necessari pronta a scassinare la serratura ma a quanto pare non ce ne fu' bisogno. Stranamente la porta non era chiusa a chiave e questo poteva significare solo due cose: la prima e' che qualcuno si fosse dimenticato di chiuderla, cosa che ritenevo improbabile anche se possibile; la seconda e' che vi fosse qualcuno al suo interno.
    Aprii la porta e valcai la soglia.
    Appena la porta si chiuse alle mie spalle con un piccolo e sonoro scatto la sensazione di disagio che mi aveva accompagato nel tragitto all'interno della cattedrale di arresto' di colpo, cosi' come i battiti del mio cuore.
    *Non e' possibile!* pensai.
    Per qualche motivo il demone dentro di me si era fatto vivo improvvisamente, cosa che fino ad allora si era verificata solo in presenza di una persona, una persona che non avrei avuto alcuno motivo di ritrovare in questo luogo in questo momento.
    Probabilmente la mia natura si era risvegliata per altri motivi per ora a me ignoti, ma poco importava non avevo molto tempo.
    L'oggetto che dovevo prelevare avrebbe dovuto trovarsi due sale piu' avanti. Avanzai silenziosa cercando di cogliere il minimo movimento, se veramente qualcuno era li' avrei dovuto almeno cercare di evitarlo altrimenti mi sarebbe toccato ucciderlo.
    Avevo da poco varcato la prima sala quando lo vidi, l'imprevisto vestito di bianco. Cecai di nascondermi velocemente dietro uno degli scaffali ma ero sicura che per un attimo anche lui mi avesse intravista. A questo punto non c'era altro da fare.
    Presi dalla cintura un coltello, e mi preparai ad attaccarlo.




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    che bello hai finalmente utilizzato la vecchia e bellissima immagine che ti avevo fatto! *contentissima ^_^*
    non vedevo l'ora !!!!


    Edited by Gea Aelin - 31/3/2012, 11:47
     
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    unicolivello
    Alastar O'Reagal - 18 anni - Vampiro - Adepto


    Si era immerso da poco nella sua lettura quando improvvisamente il fiato gli venne a mancare, come se fosse reduce da una lunga corsa nonostante l'ultima attività che potesse definirsi tipica di quel luogo fosse quella fisica. Pian piano la vista gli si oscurò, come in un principio di svenimento: per fortuna era già seduto, altrimenti difficilmente le ginocchia avrebbero retto. Passò una buona manciata di secondi in quello stato di semi-incoscienza prima che la vista cominciasse pian piano a ritornare normale, così come il respiro.
    Si sentì come un sonnambulo improvvisamente destato fuori dal suo letto dopo un travagliato sonno: frastornato e soprattutto sorpreso, molto sorpreso. Qualcosa l'aveva liberato, incredibilmente il sigillo che sembrava ormai divenuto infrangibile era stato violato per la quarta volta. Tutto si sarebbe aspettato, all'interno di quella cattedrale, tranne che una liberazione: aveva anzi avvertito giorno dopo giorno il sigillo rafforzarsi ad una velocità decisamente maggiore a quella di Blauwe Roos, impressione peraltro corroborata dal tempo che ci aveva messo a liberarsi, decisamente superiore agli analoghi eventi precedenti.
    Questi ultimi erano sempre stati riconducibili ad un'unica persona: Gea Aelin, la misteriosa demonessa del Lago Scàthàn. Ma era mai possibile che lei fosse proprio lì, nel luogo forse più segreto della cattedrale più importante per la cristianità irlandese, per giunta a quell'ora di notte? Va fatto notare come il buon Alastar ignorasse completamente il compromettente "secondo lavoro" della ragazza che sembrava avere ottenuto il monopolio dei suoi pensieri in quel di Blauwe Roos, non avendo quindi nemmeno quell'argomentazione a favore di un'eventuale presenza di Gea. No, decisamente non sembrava essere possibile. Probabilmente, a dispetto dell'efficacia che il sigillo ostentava da quando era ad Armagh, doveva esserci qualcos'altro in grado di liberarlo.
    Per un attimo fuggevole pensò che fosse sua madre ad essere lì, ma allontanò quasi subito il pensiero con decisione: pur essendo entrambe le città nell'Ulster, Derry distava un centinaio di chilometri da Armagh; per quanto Selene O'Reagal fosse una strega dalle inquietanti capacità dubitava che fosse in grado di determinare in qualche modo la sua posizione. Avrebbe potuto informarla Zenon, ma era un'eventualità impossibile per il semplice motivo che Alastar non aveva detto nulla al proprio fratello volante, ben sapendo che (probabilmente non a torto) sarebbe arrivato ad aggredirlo fisicamente pur di evitargli un rischiosissimo ritiro spirituale.
    Fu proprio il pensiero che Zenon potesse aver ragione a riscuoterlo: sì, effettivamente i rischi di quel maledetto soggiorno rischiavano di superare fin troppo i benefici. Avrebbe rischiato di finire sigillato per sempre, forse addirittura trasferendosi ad Armagh, e a quel punto avrebbe potuto dire addio non solo alle speranze di ritrovare la sorellina di Gea, ma anche a Gea stessa. Doveva scappare, ora che si era miracolosamente liberato.
    Chiuse bruscamente il libro che stava consultando, alzandosi di scatto. E fu allora che la vide: una figura ammantata di nero, che per un impercettibile istante si parò a qualche metro da lui, salvo poi rifugiarsi dietro uno scaffale. Un intruso, o almeno questo era quello che lasciava pensare il colore del suo mantello.
    - Chi va là? -
    Esclamò bruscamente. Nel contempo giunse alle sue narici un piacevole odore di sangue. Anzi, più che piacevole: sublime, raffinato, quasi afrodisiaco...chiunque fosse, l'intruso era sicuramente un piatto pregiato. Peccato per lui che avesse avuto la dabbenaggine di catapultarsi solertemente in un luogo presidiato da un vampiro appena risvegliato e decisamente affamato, che non si cibava di sangue appartenente ad esseri consenzienti proprio da quattro mesi, quando aveva morso Gea. Il viso del rosso si illuminò di un sorriso sadico: cosa c'era di meglio di un banchetto raffinato per festeggiare la sua imminente fuga?
    Aveva a che fare con un topo di biblioteca, tutto si sarebbe giocato sulla sua possibilità di metterlo in trappola. Il giovane avanzò deciso verso il punto in cui l'altro si era nascosto: il suo cervello aveva già elaborato un subdolo piano per far scattare la trappola. Passo dopo passo, si avvicinò allo scaffale dietro il quale si nascondeva l'intruso...
    "Proiezione Astrale!"
    Ad un passo dallo scaffale, il rosso scattò rapidamente quanto silenziosamente a lato, nascondendosi dietro l'altro lato dello scaffale (una manovra che l'intruso non avrebbe potuto vedere, essendo il mobile in questione pieno di libri). Come se si fosse appena duplicato, un secondo Alastar tale e quale all'originale continuò invece la sua camminata procedendo diritto, come se non si aspettasse alcun problema dall'intruso. Si trattava ovviamente di un falso, di una copia spirituale. Era un potere appreso recentemente, nell'ambito delle esercitazioni preliminari al ritiro di Armagh, una tecnica spirituale che ironicamente era tipica proprio della classe ecclesiastica.
    L'intruso saltò fuori e, con un movimento rapido e silenzioso, si avventò con il coltello in mano sul falso Alastar. Un agguato in piena regola, che avrebbe potuto essergli fatale se al posto del falso vi fosse stato il vero, un'esecuzione così perfetta da strappare un moto di stima nel vampiro. Peccato che l'aggredito fosse semplicemente una copia, che prontamente svanì all'attacco dell'intruso.
    Fu il momento del vero Alastar a far scattare il suo agguato. Probabilmente a causa dell'eccitazione che gli dava quell'odore di sangue così sublime, il vampiro sentiva il sangue di Gea ribollirgli nelle vene: decise dunque di usare proprio il potere che la demonessa gli aveva inconsapevolmente donato facendogli assaggiare il suo sangue, ovvero il controllo dell'elemento fuoco. Non appena la copia sparì, Alastar concentrò lo sguardo su una precisa circonferenza ai piedi dell'intruso: il suo obiettivo era quello di far prendere fuoco alla circonferenza, per poi creare da essa un arco di fuoco che, ruotando lungo la circonferenza, avrebbe inchiodato il marrano al suo interno. Poteva mantenere una simile magia solo per pochi minuti, ma erano più che sufficienti per scagliarsi addosso all'avversario e morderlo.
    Non sapeva se l'avversario fosse in grado di contrastare la sua tecnica o meno, ma per sicurezza si fece avanti ed esclamò, con il tono solenne tipico della parte vampirica:
    - Vi sconsiglio vivamente di opporre resistenza al vostro ineluttabile destino, chiunque voi siate. Se faceste resistenza potrei essere tentato di usare nuovamente il fuoco, cosa che è ampiamente sconsigliabile vista la gran quantità di carta ivi presente: potrebbe scatenarsi un violento incendio, e vi garantisco con la mia parola d'onore il fatto che morire arso vivo sarebbe infinitamente meno piacevole della morte che ho in serbo per voi... -
    Oltre a nascondere i suoi lineamenti, la maschera cammuffava un poco anche la sua voce. Chissà se il suo misterioso avversario gli avrebbe dato ascolto o avrebbe tentato forse una fuga che si preannunciava senza speranze, anche solo perché Alastar ovviamente non aveva acceso nessuna luce e al buio gli occhi vampirici erano migliori di quelli di qualunque altra razza.


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  4. Gea Aelin
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    unicolivello


    -"Chi va la'?" le parole dell'individuo incappucciato risuonarono nella stanza, accertando la teoria che gia' sapevo, ossia che quell'uomo mi avesse veramente vista.
    Mi preparai ad attaccare, i miei arti fremevano per l'eccitazione, non era cosa da tutti giorni poter uccidere un prete e alla mia parte demoniaca questo evento non poteva provocare che un brivido di piacere.
    Aspettai che l'ndividuo fosse alla giusta distanza per abbatterlo nel minor tempo possibile.
    Dovetti aspettare qualche minuto, a quanto pare il poverino se la stava facendo sotto dalla paura.
    Al solo pensiero le mie labbra si incurvarono in un malefico sorriso.
    Finalmente sentti dei passi e vidi l'individuo incappucciato superare lo scaffale dietro il quale ero nascosta.
    Veloce e silenziosa lo raggiunsi alle spalle in pochi secondi e con un taglio preciso affondai il coltello all'altezza della sua gola. La sensazione dell'accoltellamento pero' non fu' quella che mi aspettavo.
    Il coltello aveva attraversato da parte a parte il prete senza la minima pressione o resistenza e successsivamente la figura di figura di fronte a me era scomparsa, quasi come fosse un fantasma.
    La mia mente stava ancora cercando spiegazioni per quanto era appena accaduto quando i miei istinti si misero nuovamente all'erta avvisandomi che il vero pericolo si trovava alle mie spalle.
    Mi girai giusto in tempo per vedere delle vigorose fiamme circondarmi.
    Capii che quel prete mi aveva appena teso una trappola, l'avevo sottovalutato credendolo un inietto ma a quanto pare non era cosi'.
    Di fronte a me, dietro le fiamme, l'uomo comincio' a parlare.
    - "Vi sconsiglio vivamente di opporre resistenza al vostro ineluttabile destino, chiunque voi siate. Se faceste resistenza potrei essere tentato di usare nuovamente il fuoco, cosa che è ampiamente sconsigliabile vista la gran quantità di carta ivi presente: potrebbe scatenarsi un violento incendio, e vi garantisco con la mia parola d'onore il fatto che morire arso vivo sarebbe infinitamente meno piacevole della morte che ho in serbo per voi... "
    Ascoltando le sue parole (Gea non ha acora collegato quella voce ad Alastar a causa del camuffamento e dell'euforia del momento) mi usci' una risata.
    -"Che ingenuo!" dissi "Voi siete davvero sicuro che basti solo questo per fermarmi?"
    *Illusione* pensai.
    Intono a me creai 10 miei dublicati. "Vediamo come se la cava se gli cedo il suo trucchetto..."
    Le illusioni attraversarono senza problemi il muro di fuoco prendendo prima direzioni differenti per poi concentrarsi per attaccare l'inidividuo. Poco dopo io mi unii a loro. Superando il fuoco che in vita mia era stato il mio migliore compagno, mi diressi velocemente contro il prete facendomi scudo con le mie sosia che avevano incominciato a sparire mentre l'uomo cercava di difendersi.
    Pochi secondi dopo il mio coltello circondava la gola dell'incappuciato, proprio mentre le mie sosia sparivano e il fuoco che fino a pochi secondi fa' doveva tenermi prigioniera stava ormai svanendo.
    L'ennesimo sorriso mi attraverso' il volto.
    "A quanto pare ho vinto io!" dissi in tono di sfida.
    Per impedire la fuga dell'uomo feci comparire le mie possenti ali da demone che circondarono il perimetro intorno a noi impedendo ogni via di fuga.
    *Diamanpolvere* dissi a voce alta in modo che anche lui potesse sentirmi, e in quel modo sapesse che non avrebbe potuto attaccarmi con noncuranza ora che avevo una bariera che mi proteggeva.
    Nonostante fossi preparata ad ucciderlo pero' il mio corpo si rifiutava di agire, perche'?



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    unicolivello
    Alastar O'Reagal - 18 anni - Vampiro - Adepto


    Niente da fare. Le cose sembravano andare per il verso sbagliato, complice anche un bel po' di sfortuna: non solo aveva trovato un'avversaria (dalla voce aveva finalmente capito trattarsi di una donna, anche se non avrebbe saputo essere più preciso) tutt'altro che nuova alla magia, ma sembrava anche essere particolarmente affine all'elemento fuoco e abile nelle illusioni. Quest'ultime lo attaccarono in massa, consentendo Alastar ad un combattimento serrato di cui prontamente l'originale approfittò per scivolare alle sue spalle e stringere il vampiro, puntandogli il coltello alla gola. In quel momento accadde qualcosa di inaspettato: delle ali demoniache si spiegarono per poi richiudersi davanti a lui, formando una prigione serrata dalla quale sembrava assolutamente impossibile scappare. Come a voler rimarcare la criticità della sua situazione, l'intrusa affermò di aver vinto. Affermò e basta. Nonostante Alastar fosse effettivamente stato colto di sorpresa, la ragazza non approfittò del momento per recidergli la carotide.
    Il vampiro sogghignò oscenamente: non approfittare del momentaneo vantaggio era stata una mossa a dir poco ingenua, perché ora era lui quello con le carte in regola per ribaltare completamente la situazione. Il vampiro era gasato a mille, tanto da non avvertire nemmeno la sensazione di immediato pericolo che avrebbe dovuto suggerirgli il coltello piantato sulla gola. Anzi, più che gasato, poteva dirsi ancor più precisamente eccitato. Le ali demoniache gli avevano infatti suggerito che la ragione di un sì sublime profumino era quasi sicuramente la natura demoniaca dell'assalitrice, cosa che lo aveva mandato in visibilio: se solo il gusto del suo sangue fosse stato sublime la metà di quanto lo era quello di Gea, quella nottata avrebbe consumato il pasto di gran lunga più delizioso della sua vita. La prigionia delle ali non fece che aumentare tutto ciò: il senso di costrizione lo eccitava infatti terribilmente, senza contare il fatto che in un ambiente così chiuso il delizioso profumino di sangue caldo si era fatto così dannatamente invitante da farlo quasi svenire. La demonessa era totalmente ignara del fatto che lui fosse un vampiro, e che quindi avvicinandoglisi si era di fatto gettata nelle fauci del leone: gli sarebbe bastato voltarsi e calare i canini sul candido collo per nutrirsi avidamente dalla sua carotide pulsante. La rotazione di 180° su sé stesso non sarebbe stata affatto impossibile, visto che aveva avuto modo di constatare come la sua avversaria fosse una ragazza dal fisico snello: un colpo ben assestato sarebbe potuto bastare per allentare la stretta (giocoforza esercitata con una sola mano) quel tanto da consentirgli il movimento, nonostante Alastar fosse tutt'altro che un bestione possente e muscoloso.
    Approfittò dunque prontamente dell'indecisione dell'avversaria rifilandole una decisa gomitata al fianco destro, tale da farle momentaneamente allargare il braccio che sorreggeva il coltello. Il rosso fu lesto ad approfittare dei pochi centimetri di manovra guadagnati, voltandosi verso di lei e stringendola con forza a sé. Si rivolse dunque a lei con un tono soave che non riusciva assolutamente a nasconderne l'eccitazione.
    - Aspetterei a cantar vittoria, Milady, non dopo aver commesso il fatale errore di cercare un contatto fisico con me. Addio... -
    Con rapidità e precisione Alastar portò la mano destra sul lato opposto del collo dell'intrusa, salvo poi farla scorrere lungo la sua testa per inclinargliela, in modo da farle esporre per bene il collo. Chiuse gli occhi, lasciandosi guidare dall'inebriante odore di sangue, per poi calare sulla preda la sua bocca già in preda all'acquolina. Le sue labbra toccarono finalmente la pelle della demonessa, schiudendosi nel bacio fatale che lasciava via libera ai canini, preparando il morso sulla sua pelle morbida...
    No, un momento. Com'era che quella pelle sembrava tutto fuorché morbida? Lo stupore gli fece istintivamente staccare le labbra e aprire gli occhi, facendogli realizzare una realtà davvero singolare: quella fanciulla era GIA' stata morsa da un vampiro. Il bubbone violaceo su cui le sue labbra si erano scontrate non lasciava dubbi al riguardo, come pure erano sufficientemente eloquenti i due fori presenti sul bubbone. Era abbastanza raro che un vampiro mordesse una vittima per poi graziarla (anche se era più comune nei mezzi vampiri), ma ancor più singolare era il fatto che la demonessa fosse stata morsa nell'esatto punto che lui prediligeva per i propri attacchi.
    Un istante dopo con la cosa dell'occhio scorse alcuni ciuffi rossi. Il suo braccio destro, scorrendo lungo la testa della sua avversaria, aveva finito per travolgere il supporto della maschera che nascondeva il volto della ragazza, facendogliela sbalzare via e rendendo visibile il volto dell'intrusa. Un folle presentimento animò Alastar, un presentimento che già gli faceva battere il cuore come un cavallo imbizzarrito: una presenza capace di liberarlo, una creatura dall'odore delizioso, una donna, una demonessa, una sopravvissuta al morso vampirico, una dalla fulva chioma...possibile??? Ormai completamente dimentico del pasto, Alastar sciolse la sua designata vittima dalla sua stretta per fare un passo indietro e osservarla in volto.
    Era lei. Un volto che avrebbe riconosciuto fra mille, impossibile sbagliare. I capelli di un rosso accesso quasi innaturale, dannatamente simile al suo, raccolti all'insù da un elastico rosso; due grandi occhioni affascinanti ed ipnotici del medesimo colore, chiaramente tipici di un essere sovrannaturale; la fronte leggermente più alta del normale, parte integrante di un'espressione sbarazzina ed implacabile allo stesso tempo: tutto contribuiva a fugare i residui dubbi, affermando senza possibilità di smentita che era proprio dinnanzi a Gea Aelin.
    La prima reazione di Alastar fu di profondo stupore, tale da immobilizzarlo come una statua di sale. Gea avrebbe potuto facilmente ucciderlo se si fosse fatta avanti in quel momento, ma per fortuna il vampiro trovò la forza di muovere almeno i muscoli della bocca, per sussurrare con voce degna di un medium in trance:
    - Gea...sei tu...finalmente... -
    Era troppo bello per essere vero. Per un momento arrivò addirittura a pensare che fosse un'illusione, scartando subito quest'ipotesi: il suo corpo era stato eloquente al riguardo prima ancora che avesse avuto l'occasione di vederla, quella era senza dubbio Gea Aelin in carne ed ossa.
    Come risvegliandosi da una profonda trance, Alastar posò entrambe le mani sui lati della propria maschera, togliendosela di dosso con rabbia e gettando al tempo stesso all'indietro il cappuccio del saio. I capelli rossi perennemente spettinati si manifestarono agli occhi di Gea, come pure gli occhi color rubino dalla pupilla ristrettissima. Questi ultimi, rialzandosi, incontrarono nuovamente lo sguardo di Gea venendone nuovamente rapiti: proprio come al Lago Scàthàn, Alastar stava provando per quella creatura un'attrazione così magnetica da rasentare i limiti dell'ipnosi. A differenza di quattro mesi prima, tuttavia, il vampiro non riusciva a muoversi dalla sua posizione, come se qualcosa lo bloccasse: possibile che fosse un recondito senso di colpa per aver rischiato di ucciderla? Senso di colpa? In lui, un vampiro???
    Non riusciva proprio a scuotersi da quell'incantesimo. Chissà se la reazione di Gea avrebbe potuto aiutarlo...


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  6. Gea Aelin
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    unicolivello


    Non capivo il motivo del mio indugio, era come se il mio corpo si fosse bloccato istintivamente prima di tagliare la gole di quell'uomo. Che mi stava succedendo? Non mi era mai capitato di provare nulla di simile, stavo indugiando? e per quale dannatissimo motivo lo stavo facendo?
    Non seppi per quanto tempo restai in quella posizione ma ovviamente quell'uomo se ne approfitto alla svelta.
    *Uomo?* pensai.
    Ora che ci facevo caso l'odore qui quell'essere era tutt'altro che umano.
    Rabbrividii per un istante.
    Quello era l'odore di un vampiro.
    Appena ebbi tempo di constatare cio' era pero' troppo tardi, l'essere infatti si era gia' prontamente liberato con agili movimenti dalla mia stretta, e a causa della gomitata ricevuta mi ritrovai a fare un paio di passi indetro, ma il vampiro invece di scappare stavolta avanzava e con velocita' e destrezza mi ritrovai legata tra le sue braccia.
    Non ebbi tempo di oppormi che l'essere stava gia' puntando i suoi canini sul mio collo.
    Che stupita ero stata a cadere in trappola in quel modo, se mai fossi riuscita a liberarmi da quella situazione non avrei piu' esitato a uccidere alla prima occasione.
    Ma che stavo pensando? Certo che ne sarei uscita viva, non me lo sarei mai perdonato se in quel momento fossi morta li', io non potevo ancora morire, non prima di aver ritrovato la mia sorellina.
    All'improvviso la mia maschera cadde a terra spinta dal gomito del vampiro che ambiva al mio sangue e un ciuffo di capelli rossi scivolo' fuori dal cappuccio, sentii il fiato sul mio collo diminuire mentre il vampiro volgeva i suoi occhi sul mio viso per guardarmi in volto.
    La sua esistazione era la mia chance di riuscire ad allontanarmi dalla sua morsa.
    Stavo per agira quando il prete - vampiro che mi trovavo di fronte non mi chiamo' per nome.
    - "Gea...sei tu...finalmente..."
    Guardai l'essere incappucciato senza capire, come faceva a conoscere il mio nome?
    Poi per un attimo ricordai cosa avevo pensato un attimo prima.
    *Un prete-vampiro?* quanti ne potevano esistere? E quanti ne avevo conosciuto?
    La risposta era semplice. Uno solo!
    Alastar posò entrambe le mani sulla maschera che gli copriva il volto, e se la tolse di dosso con rabbia, gettando al tempo stesso all'indietro il cappuccio del saio.
    Ancora una volta, come al Lago Scàthàn mi ritrovai legata a lui da un semplice e magnetico gioco di sguardi.
    Mi era mancato, o si se mi era mancato.
    Passarono parecchi minuti senza che nessuno dei due osasse interrompere il silenzio e il legame invisibile che si era creato.
    Poco dopo pero' l'euforia della sua comparsa si trasformo' dentro di me in rabbia.
    -"Che diavolo ci fai qui?" dissi con voce collerica andando ad infrangere il gioco di sguardi che ormai ci apparteneva, e con essi il vampiro che avevo di fronte sembro' ridestarsi.
    Visto che pero' non sembrava voler rispondere alzai la voce, in un certo senso ero fuori di me.
    -"Stupido e incoscente di un Vampiro vuoi gentilmente rispondere alla mia domanda? Lo sai vero? lo sai che avrei benissimo potuto ucciderti se in quel momento non avessi avuto quell'esitazione? Perche' diavolo poi ti troveresti qui, con il viso nascosto in una maschera a centinaia di kilometri da Blow Roos.... stupido.... perche'.... sei andato .... via..?..."
    Dopo la foga in iniziale mi ritrovai a balbettare a causa delle lacrime che stavano ormai inondando il mio viso, togliendomi il fiato.
    La voglia di vederlo e la paura che mi aveva circondato nel momento in cui avevo realizzato che quella sera sarei potuta essere la causa della sua morte, avevano fatto scattare dentro di me quell'assurda sensazione che avevo provato solo il giorno in cui mi avevano portato via la mia sorellina.
    Senza pensarci, ancora in lacrime lo abbracciai.
    -"Stupido Al!" furono le sole parole che mi uscirono di bocca.


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  7. *purple dream*
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    unicolivello
    Alastar O'Reagal - 18 anni - Vampiro - Adepto


    La reazione di Gea avrebbe potuto ben essere rappresentata da un arcobaleno di emozioni: al tripudio iniziale aveva fatto seguire una collera che lo aveva travolto con un fiume impetuoso di parole, salvo poi assestarsi svuotata d'ogni emozione su un abbraccio istintivo. In tutto ciò Alastar sembrava rimasto in trance, ancora sconvolto da quell'assurda coincidenza. Fu proprio l'abbraccio a riscuoterlo, con il calore del corpo di Gea che si accollò l'onere di risvegliare un animo completamente sopito.
    Sorrise dolcemente e ricambiò l'abbraccio della demonessa con trasporto, salvo poi risalire con un braccio fino alla testa di lei e accompagnarla delicatamente al suo petto, come a voler far riposare i suoi nervi decisamente scossi. In quel momento il vampiro fu profondamente grato ai quindici centimetri di altezza che li dividevano e rendevano possibile una tale posizione. Come a voler completare l'opera iniziò ad accarezzare quei capelli rossi così simili ai suoi, dando quasi l'impressione di un fratello maggiore che cullasse la sorellina infante. Gea aveva visibilmente bisogno di recuperare dallo shock di aver realizzato la situazione, quindi nonostante fosse a sua volta visibilmente sorpreso il vampiro aveva cercato di mantenere i nervi saldi, in modo da poterle essere di conforto.
    Iniziò finalmente a parlare, con una voce caricata di un tono molto espressivo e rilassante, come fosse un genitore che racconta al figlio la classica favoletta prima di dargli la buonanotte:
    - Il motivo per cui sono andato via, dici? E' un motivo che conosci molto bene, un motivo che puoi vedere allo specchio ogni mattina e che risponde al nome di Gea e al cognome di Aelin... -
    Alastar abbassò lo sguardo, incontrando nuovamente gli occhi della demonessa. Aveva fatto risalire il motivo direttamente a lei, e non al loro "patto scellerato", scelta assolutamente voluta e ponderata.
    - Ricordi quel che ti dissi al lago? Avrei provato a diventare un prete esorcista, in modo da cercare informazioni su Sarah dall'interno dell'organizzazione che l'ha rapita...e riuscire al tempo stesso a controllare questo dannato sigillo. Non mi aspettavo di ottenere l'autorizzazione dall'uomo che mi ha costretto in questo stato, invece sorprendentemente ce l'ho avuta subito: potrebbe sembrare strano che un carceriere acconsenta al proprio prigioniero di possedere la chiave della propria prigione, no? E invece strano non lo era affatto, mannaggia a lui. -
    Alastar chiuse gli occhi per un istante, stringendo la mascella per la rabbia:
    - Il primo passo per diventare esorcista è una preparazione spirituale molto dura, da svolgersi nella sede primaziale di tutta l'Irlanda: la cattedrale di San Patrizio ad Armagh, per l'appunto. Ci sono entrato due mesi fa, e ti assicuro che una tortura infernale è probabilmente più piacevole. Preghiere, meditazione, isolamento assoluto rispetto all'esterno, veglie, digiuni, impossibilità di proferir verbo se non interrogati, obbligo di coprire il proprio volto a chiunque tranne che al proprio precettore... -
    Scossa la testa, schifato, facendo capire che l'elenco avrebbe potuto continuare:
    - Un lavaggio del cervello e dell'animo, insomma. Probabilmente il maledetto sperava che, se fossi riuscito a passare una simile prova, ne sarei uscito talmente prostrato da annichilire ogni mia forza di volontà capace di opporsi al sigillo. E avrebbe avuto anche ragione, visto che già nella mia testa cominciavano a passare pensieri osceni, come quello di chiedere il trasferimento quaggiù e darmi alla vita monacale per il resto dei miei giorni... -
    Il tono della voce del vampiro si ridusse a un sussurro: si vergognava profondamente anche solo del fatto che la SUA mente avesse potuto partorire simili abomini.
    - In qualche modo sono riuscito a sopravvivere fino ad oggi, e paradossalmente lo devo solo a te. Sembrerà strano, sai...ma nemmeno l'altro me stesso ha mai pensato anche per un solo secondo di abbandonarti. E' solo questo rifiuto che mi ha consentito di non capitolare fino ad oggi. Ma onestamente... -
    Si interruppe, con la voce rotta dall'emozione. Aveva pianto una sola volta nella sua vita, quella notte in cimitero, quando aveva dovuto svelare per la prima volta la sua natura, e si era trattato comunque di un pianto che aveva una buona componente di rabbia e frustrazione. Quelle che stavano inumidendo i suoi occhi appartenevano a un tipo assolutamente diverso di lacrime, che faceva capo alla sola emozione. Possibile che un vampiro potesse piangere in quel modo, nel pieno delle sue facoltà?
    Con somma fatica riuscì a riarticolare parola:
    - ...onestamente non so se ce l'avrei mai fatta, se non ti avessi incontrata ora. Non lo so, davvero. Forse avrei finito per cedere, sarei diventato...uno di loro... -
    Abbassò lo sguardo all'improvviso. Una lacrima solitaria era scesa dal suo occhio sinistro, ma ora Alastar non se ne curava più. Il brusco movimento l'aveva infatti portato in una posizione molto equivoca, con la sua bocca a pochissimi centimetri dalle labbra di Gea. Si sentì improvvisamente impotente, incapace di intendere e volere come quando era nel bel mezzo della trasformazione. Se avesse potuto elaborare la metafora, si sarebbe sicuramente paragonato ad Ulisse incantato dalle Sirene: eppure le labbra di Gea non si stavano affatto muovendo, anzi. Eppure, nonostante tutto, c'era qualcosa che nel profondo del suo animo lo incitava a gran voce ad annullare quei maledetti pochi centimetri.
    Paradossalmente, ciò che lo frenava era la sua natura di vampiro. Coprire quei pochi centimetri avrebbe infatti sottinteso una dichiarazione ben più esplicita di una pronunciata a viva voce, e se da un lato Alastar era troppo orgoglioso per accettare un eventuale rifiuto che avrebbe quindi rovinato tutto, dall'altro nella società vampirica non era assolutamente concepito innamorarsi di un esponente di un'altra razza. I rari casi di matrimonio venivano accettati solo se contratti con altri vampiri, altrimenti venivano visti di pessimo occhio, spesso condannando eventuali figli ad essere discriminati per il resto dei loro giorni (e qui il nome di Dimitri Metherlance gli risuonò violente e potente all'interno del cervello).
    Ma onestamente...ad Alastar fregava davvero tutto ciò? La sua natura vampirica non poteva certo permettersi di lasciarsi andare a troppi sofismi, visto che se esisteva ancora lo doveva proprio a Gea Aelin. E quanto al suo orgoglio...in fondo, cosa ci avrebbe perso?
    Un momento: non stava per dire qualcosa, prima che le labbra di Gea lo ipnotizzassero? Quasi meccanicamente, le parole gli uscirono dalle labbra:
    - ...se non fosse per te, io ora non esisterei più. Per la seconda volta. Grazie, piccola mia... -
    Fece per calarsi di qualche millimetro, salvo poi inchiodarsi. Come cavolo l'aveva chiamata??? E cos'era quel movimento meccanico di discesa???


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  8. Gea Aelin
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    unicolivello


    Sentii le braccia di Alastar circondarmi e mi sentii al sicuro e rassicurata nonostante le lacrime non volessero accennare a smettere di scorrere come un fiume in piena sulle mie guanche andando a inzuppare gli abiti bianchi del vampiro.
    Senza che neache l'avessi ordinato le mie ali demoniache svanirono in un lampo di luce rossa mentre pian piano riprendevo coscenza di me stessa e dello spazio che mi circondava.
    Alastar comincio' a parlare mentre mi accarezzava i capelli. Lo ascoltavo in un silenzio interrotto solo ritmicamente dai miei singhiozzi.
    Diceva che era andato via per me, per mantenere la promessa che mi aveva fatto, per diventare piu' forte e aiutare nella mia impresa di ritrovare la mia sorellina.
    - In qualche modo sono riuscito a sopravvivere fino ad oggi, e paradossalmente lo devo solo a te. Sembrerà strano, sai...ma nemmeno l'altro me stesso ha mai pensato anche per un solo secondo di abbandonarti. E' solo questo rifiuto che mi ha consentito di non capitolare fino ad oggi. Ma onestamente... -
    Ora mi sentivo davvero una stupida al solo aver dubitato di lui per tutto quel periodo di tempo, avevo pensato che mi avesse abbandonato e invece era successo tutto il contrario.
    Alzai lo sguardo verso il suo viso, ormai non piangevo piu', mi ero calmata e nel mio petto vi era solo l'euforia causata dalle sue parole; rimasi allibita quando vidi che ora era lui che piangeva al mio posto.
    -*Che situazione assurda!* pensai.
    In quel momento mentre continuava a parlare Alastar avvicino' il suo viso al mio quasi catturato da qualcosa che si trovava sul mio volto.
    In quel momento la mia mente si svuoto', non riuscivo a concepire niente di piu' se non il suo viso e i suoi occhi in cui vedevo il mio riflesso.
    Disse un'ultima frase, credo mi stesse ringraziando, ma olrmai avevo lasciato da una parte il momdo reale, mi sembrava di volare in alto sempre piu' in alto come quando avevo provato a raggiungere le stelle ed ero stata costretta pero' a fermarmi da quella catena che mi teneva da sempre imprigionata a terra; e infatti eccola ancora una volta attorno al mio collo che premeva per farmi svegliare.
    Ma stavolta non volevo darle retta, volevo restare in quel momento per sempre.
    Il viso di Alastar era solo a pochi centimetri dal mio e ormai non mi potevo piu' tirare indietro, non mi volevo tirare indietro. Raccolsi le mie energie, le mie mani arrivarono alla nuca di Alastar e lo attirarono ancora verso di me andando a ridurre ancora la distanza che ci divideva, infine mi misi in punta di piedi andando a impossessarmi delle labbra del vampiro.
    In quel momento il mio corpo riprese a volare.
    Era come se Alastar avesse spezzato una volta per tutte quelle catene e io mi librassi libera nel cielo.
    Finalmente potevo toccare le stelle.

    Non seppi quanto tempo fosse passato, pochi secondi, minuti, ... non ne avevo la piu' pallida idea. Ma nel momento in cui smisi di baciare Alastar la mia mente torno' alla realta' e mi resi conto di cosa avevo appena fatto.
    Le mie mani si allontanerono dal viso del vampiro con gesti veloci e disordinati, cercai di allontanarmi leggermente da lui ma le sue braccia mi impedivano ogni movimento.
    -"Io... ecco... io...." balbettai.
    Che diavolo avevo fatto? Che mi era preso?
    "io... io...."
    il mio viso stava letteralmente prendendo fuoco, nonostante il mio corpo fosse gia' accaldato, e le parole che mi uscivano dalla bocca erano impossibilitate a compiere una frase coerente.
    Mentre distoglievo lo sguardo dal viso di Alastar non riuscivo a far altro che arrossire.



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    Edited by Gea Aelin - 6/4/2012, 22:10
     
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  9. *purple dream*
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    unicolivello
    Alastar O'Reagal - 18 anni - Vampiro - Adepto


    Il brusco movimento di Gea lo colse completamente alla sprovvista, lasciandolo completamente impotente di fronte alla sua iniziativa. Si sentì trascinato da un vortice irresistibile, un uragano il cui occhio era proprio quel punto che il suo istinto agognava in maniera terribilmente insistente. Non oppose alcuna resistenza, lasciando che le labbra della fanciulla si impossessassero delle sue con un ardore degno del più epico assedio. Il contatto con la bocca di Gea implicò un curioso effetto di contrappasso nel vampiro: gli sembrò infatti che le labbra della demonessa stessero succhiando avidamente ogni sua facoltà mentale, svuotandogli la mente da qualsiasi pensiero e costringendolo a focalizzare tutto sé stesso su quel bacio. Arrivò perfino a chiudere gli occhi, in modo da concentrarsi pienamente sulle sensazioni che gli venivano trasmesse dalla bocca, isolandosi da qualsiasi altro stimolo potesse provenire dall'esterno.
    Anch'egli perse totalmente la cognizione del tempo fino all'inevitabile momento della separazione, in cui si verificò un curioso fenomeno di inversione dei ruoli. Gea Aelin, colei che si era presa con tanta decisione il suo primo bacio "umano", arrossì violentemente distogliendo lo sguardo da lui e balbettando qualcosa che sembrava essere l'inizio di una scusa. Alastar O'Reagal, colui che tanto aveva esitato, invece assunse un sorrisetto soddisfatto e deciso: per l'ennesima volta la rossa gli era venuta in soccorso, ricordandogli senza alcuna parola la sua vera natura. Precedentemente si era infatti lasciato frenare dall'orgoglio e da considerazioni di natura razziale, senza dare corda all'istinto che gli suggeriva di fare esattamente quello in cui Gea l'aveva poi preceduto. Ma chi era, lui, per lasciare che lucidi pensieri elaborati dal cervello potessero frenare l'istinto? Non era un essere umano e nemmeno un illuminato Vampire Master, bensì un vampiro di bassa lega: una bestia, sostanzialmente, ed era proprio in quanto tale che avrebbe SEMPRE dovuto seguire l'istinto. Cosa gli diceva dunque l'istinto? Su questo non aveva mai nutrito dubbio alcuno.
    Fu quindi con sommo piacere che corse subito in aiuto di Gea, cercando di cavarla d'impaccio non senza un pizzico di malizia. Fermò ogni suo tentativo di giustificazione passandole l'indice sulle labbra, come ad intimarla al silenzio, salvo poi riprendere la sua esitazione:
    - Tu...tu...tu...sai cos'hai fatto? Mi hai convinto una volta per tutte dell'inutilità di mentire a me stesso. -
    Parole enigmatiche, quasi sibilline, ma il rosso non avrebbe mai avuto bisogno di aggiungerne altre per chiarire il concetto. Preferì infatti posare una mano sulla nuca di Gea, invitarla delicatamente a voltarsi verso di lui...per poi portare le proprie labbra sulle sue con la velocità e la naturalezza di un falco predatore in picchiata sulla preda. Fu un bacio intenso e passionale, una potente valvola di sfogo per quei quattro mesi di interrogativi e titubanze che il precedente gesto di Gea aveva brutalmente annientato. Stavolta non chiuse affatto gli occhi, anzi li spalancò fissando le iridi rosso sangue della demonessa quasi volesse comunicare con lei in un linguaggio che non ammetteva alcun tipo di menzogna. Si trattava del primo bacio umano dato di sua iniziativa, dopo centinaia (o forse addirittura migliaia?) di baci vampirici: nulla di strano dunque sul fatto che finisse per assomigliare molto a questi ultimi. Travolto dalla bruciante passione, forse spinta ancor di più dal sangue di Gea presente nelle sue vene, Alastar finì per stringere la ragazza proprio come faceva con le sue prede, prolungando il bacio per diversi minuti esattamente come era solito fare per compiacere il suo crudele sadismo quando si gustava l'inutile sofferenza della vittima di turno. L'unica differenza era che non stava offrendo alla ragazza dei freddi canini che avrebbero terminato la sua vita, quanto piuttosto delle calde labbra che avrebbero segnato una nuova vita per entrambi.
    Dopo un tempo esageratamente lungo per un bacio, ma che al rosso sembrò brevissimo, finalmente si sciolse. Mantenne però saldamente la presa sulla nuca di Gea, impedendole di allontanarsi più di qualche millimetro dalle sue labbra, costringendola così vicino a lui che quando riprese a parlare lei poteva percepire distintamente la vibrazione del suo fiato caldo sulla propria pelle:
    - Sai una cosa? Sei l'unica mia preda che sia riuscita a gabbarmi, addirittura ribaltando l'azione del mio stesso morso. Da quel giorno il tuo sangue ha cominciato a scorrermi nelle vene, infiltrandosi nel mio cuore...ma non solo dal punto di vista letterale. Sei stata in grado di estendere tutto ciò anche su un piano invisibile, astratto. Sei riuscita a conquistarlo, quel famoso cuore, in un modo così totale e naturale che mi sono trovato ad appartenerti prima ancora di rendermene effettivamente conto. Inutile mentire a me stesso, non posso che riconoscerlo... -
    Si avvicinò nuovamente a lei, sfiorandole le labbra con un terzo bacio, stavolta incredibilmente delicato, indietreggiando poi nuovamente di un soffio e affermando con solenne decisione:
    - ...io ti amo. -
    Così, semplicemente. Dopo aver pronunciato le fatidiche parole, il vampiro finalmente tacque e divenne una sfinge, aspettando con invisibile trepidazione la risposta di Gea.


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  10. Gea Aelin
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    unicolivello


    "Che cosa ho fatto?"
    questo era l'unica frase coerente che si ripeteva in continuazione nella mia mente dal momento in cui mi ero allontanata dalle labbra di Alastar.
    "Magari e' un sogno!" mi dissi.
    "No che non lo e', stupida! sei sveglia e quella che hai di fronte e' la realta'!" rispose una vocina nella mia testa.
    E aveva perfettamente ragione.
    In verita' non ero troppo dispiaciuta di cio' che avevo appena fatto, anzi non ne ero dispiaciuta affatto, semplicemente non realizzavo come una cosa del genere era potuta accadere.
    "Perche ti piace!" disse sempre la stessa vocina.
    Mentre nella mia mente si svolgeva una cruda battaglia interiore tra me e il mio subconscio, nella realta' non avevo ancora il coraggio del voltarmi per guardare la reazione di Alastar di fronte a quella mia iniziativa.
    Fui sollevata quando finalmente sentii la sua voce.
    - Tu...tu...tu...sai cos'hai fatto? Mi hai convinto una volta per tutte dell'inutilità di mentire a me stesso. - disse, e subito dopo poso' una mano sulla mia nuca in modo da voltare delicatamente il mio viso in direzione del suo.
    Stavo ancora rimurginando sopra la frase da lui appena pronunciata quando all'improvvisso vidi i suoi occhi avvicinarsi veloci al mio viso, e nel giro di un secondo le nostre labbra ripresero il contatto da poco interrotto.
    Il nuovo bacio non aveva pero' nulla a che vedere con il precedente in cui lui aveva inizialmente leggermente esitato. Ora tutti i suoi indugi sembravano spariti. Non sapevo come desciverlo, ma c'era un che di animalesco in quel bacio, nel modo in cui Alastar mi stringeva, forse questo era dovuto alla sua parte vampiresca, o forse ero io che vaneggiavo visto il poco controllo che avevo in quel momento del mio corpo, nonche' della mia mente.
    Nonostante l'essere cosi' poco padrona di me dovesse preoccuparmi, ignorai tutti i campanelli d'allarme che in quel momento trillavano nella mia mente. Non volevo davvero piu' smettere.
    Nella mia vita non avevo mei baciato nessuno, dopotutto non avevo mai amato nessuno, troppo concentrata dalla mia missione avevo perso di vista tutto il resto.
    Ma Alastar era diverso.
    Diverso da qualunque altro essere avevo mai incontrato, il legame tra noi era stato immediato e infrangibile dalla prima volta che l'uno aveva posato gli occhi sull'altro, sentivo che con lui la mia vita si sarebbe finalmente realizzata, almeno un poco, perche' tra le sue braccia ero libera, libera da qualunque catena se non quella che mi legava a lui.
    Ed ero felice, per la prima volta dopo 10 anni.
    Dopo un po' Alastar allontano' le sue labbra dalle mie con un sorriso.
    - Sai una cosa? Sei l'unica mia preda che sia riuscita a gabbarmi, addirittura ribaltando l'azione del mio stesso morso. Da quel giorno il tuo sangue ha cominciato a scorrermi nelle vene, infiltrandosi nel mio cuore...ma non solo dal punto di vista letterale. Sei stata in grado di estendere tutto ciò anche su un piano invisibile, astratto. Sei riuscita a conquistarlo, quel famoso cuore, in un modo così totale e naturale che mi sono trovato ad appartenerti prima ancora di rendermene effettivamente conto. Inutile mentire a me stesso, non posso che riconoscerlo... - disse per poi baciarmi delicatamente una terza volta e poi annunciare con decisione 3 semplici parole - ...io ti amo. -
    Avevo ascoltato tutto molto attentamente e ad ogni sua piccola pausa avevo sentito il mio cuore sussultare, nonostante mi trovassi ancora nelle mie vesti demoniache in cui il mio battito cardiaco era inesistente.
    Sentivo la mia pelle formicolare nei punti in cui le sue braccia mia sgringevano a lui.
    -"Io..." cominciai di nuovo, un po' impacciata.
    "Avanti apri la bocca e diglielo in faccia, smetti di fare l'imbranata!" mi accuso' l'esserino che a quanto pare viveva nella mia testa. "Lui e' stato sincero e sta aspettando una tua risposta!"
    Mi feci coraggio, presi un respiro superando l'imbarazzo e cominciai a parlare di getto.
    -"Tu sei sempre stata una persona speciale per me." dissi con volce dolce "nonostante non mi conoscessi dal primo giorno che ci siamo incontrati ti sei proposto di aiutami nella mia ricerca, non so cosa ti abbia spinto a farlo, e non so neanche perche' io mi sia confidata cosi' tanto con te, sentivo solo che mi sarei potuta fidare, perche' tu non mi avresti tradito."
    Distolsi per un attivo il mio sguardo da lui.
    "Poi due mesi fa' sei scomparso, svanito nel nulla e io non sapevo ne' dove fossi andato ne come contattarti, mi sono sentita tradita in qualche modo, pensavo che tu mi avessi abbandonata! Dopotutto le persone sono cosi' no? Quando gli servi ti sfruttano come meglio credono per poi lasciarti sola e indifesa sul ciglio di una strada."
    Tornai a guardarlo nelgli occhi in cui si era dipinta un'accenno di tristezza provocato dalle mie parole.
    "Non sono mai stata cosi' felice di essermi sbagliata!" dissi con un sorriso cercando di rianimarlo. "Tu sei diverso, l'ho capito dal primo momento che ti ho visto! Io sono davvero felice di averti incontrato, e..."
    ripresi fiato
    "... di essermi innamorata di te!"
    Alzai la mano destra andando ad accarezzare i capelli di Alastar.
    Una singola lacrima scese dalla mia guancia.
    "Davvero felice!" ripetei.




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    Edited by Gea Aelin - 19/4/2012, 10:00
     
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    unicolivello
    Alastar O'Reagal - 18 anni - Vampiro - Adepto


    L'imbarazzo di Gea alle sue parole era evidente. Quasi avesse avuto paura che qualsiasi sua possibile iniziativa potesse imbarazzarla ancora di più, il rosso rimase ad attendere che prendesse la parola assolutamente impassibile, come una statua di sale. In contrasto con l'immobilismo esterno, al suo interno il sangue stava ribollendo furiosamente: che avesse davvero visto giusto, nel pensare che il loro rapporto fosse COSI' intenso per entrambi? O forse era stato accecato proprio quanto lo sarebbe stato esponendo le sue deboli pupille alla luce solare?
    Quando Gea riuscì finalmente a passare l'imbarazzo iniziale, ciò che disse fece subito riflettere Alastar. Già, perché diavolo (era proprio il caso di dirlo) si era subito proposto di aiutarla nella sua ricerca? Era un atto che avrebbe avuto molto più senso da parte dell'altro sé stesso, non di quella testa calda lunatica, scontrosa e ribelle che era il vero Alastar O'Reagal. Forse che avesse voluto legare a lui l'unico essere in grado di liberarlo? Forse che si era sentito solidale con lei per il fatto che entrambi condividevano un profondo risentimento nei riguardi della Chiesa in tutte le sue forme?
    No. Inutile prendersi in giro, non erano assolutamente quelli i motivi per cui si era tanto volenterosamente offerto di aiutarla. Il motivo era semplicemente che si era sentito catturato da quello sguardo magnetico, da quell'essenza così simile e al tempo stesso così diversa dalla propria, dall'eleganza con cui le sue ali demoniache la facevano volteggiare come se niente fosse sulle acque del Lago Scàthàn...e molto altro. In definitiva una serie di fattori del tutto insignificanti se presi singolarmente, ma che insieme formavano una forza così irresistibile da mettere d'accordo entrambe le sue metà, un'impresa che prima di incontrare Gea avrebbe ritenuto pressoché irrealizzabile. Probabilmente quella era stata la freccia che l'aveva metaforicamente ferito a morte, prima che un'altrettanto astratta cancrena operasse indisturbata il suo corso nei mesi seguenti, arrivando finalmente a sconfiggere definitivamente ogni sua residua resistenza.
    Continuò ad ascoltare il discorso della ragazza. Non riuscì a trattenere un moto di disappunto quando lei ventilò l'ipotesi che potesse averla abbandonata, anche se si rendeva assolutamente conto del fatto che dopo due mesi di silenzio totale si trattasse di un pensiero tutto sommato alquanto condivisibile.
    Non riuscì invece ad elaborare un pensiero coerente riguardo alla parte successiva. Riuscì solo a pensare che in barba a tutte le considerazioni possibili che avrebbe potuto elaborare il suo maledetto cervello, alla fine come sempre era stato l'istinto ad avere ragione. Non solo era follemente innamorato di quel demone, ma lei ricambiava pure pienamente i suoi sentimenti. Incredibile come tutto fosse stato sempre così maledettamente semplice...e di conseguenza incredibile come fosse stato così maledettamente stupido a crearsi problemi da solo! Gli venne quasi da ridere, mentre istintivamente sfruttò la differenza di altezza fra i due per afferrare la nuca di Gea e invitare docilmente la sua testa ad adagiarglisi sopra il cuore.
    - Hai detto bene: gli umani tendono a sfruttare il più possibile i loro simili, salvo poi abbandonarli non appena la loro utilità viene meno. E l'emblema assoluto di questa ipocrisia sono proprio i preti, coloro che hanno rapito Sarah e hanno rinchiuso la mia natura... -
    Si avvicinò improvvisamente a lei, guardandola dritto negli occhi così vicino da far toccare i loro nasi:
    - Il punto è che noi NON siamo umani. Siamo qualcosa di molto, MOLTO meglio...amore mio. -
    Come a voler sottolineare con un adeguato punto fermo l'appellativo che le aveva riservato, Alastar la baciò nuovamente. Stavolta però, non appena concretizzato il contatto, la lingua di Alastar guizzò in avanti e con animalesca spregiudicatezza infranse la barriera delle labbra di Gea. Una volta all'interno della bocca della ragazza, essa cominciò ad esplorarla a poco a poco, provocando la lingua di Gea e donando al vampiro una sensazione di idillio che non ricordava di aver mai provato in vita sua. Era dunque questo il "bacio umano", come l'aveva sempre chiamato in precedenza? Possibile che stesse rappresentando per lui una sorta di nutrimento spirituale parallelo al nutrimento fisico del bacio vampirico?
    Alastar O'Reagal, da bravo vampiro, non si era mai innamorato di nessuno: per la sua razza quello era infatti un evento davvero raro, visto che potenzialmente chiunque all'infuori della stessa era semplice cibo. Eppure si stava comportando proprio come se avesse avuto chissà che esperienza in quel tipo di situazioni, semplicemente seguendo l'istinto: che si trattasse di quel curioso parallelismo che aveva riscontrato fra i due tipi di "bacio" che gli erano conosciuti? Sentiva di volere Gea con tutto sé stesso, proprio come avrebbe voluto una preda, l'unica differenza era che la ragazza stava soddisfacendo un tipo di bisogno diverso, molto più profondo della semplice fame.
    Scioltosi nuovamente dall'effusione, Alastar continuò con tono solenne:
    - Tu sei mia. E sappi che non mi accontenterò più di vederti una volta ogni tanto, quando capita. Non può più bastarci una simile situazione, oltre ad essere limitante è anche tremendamente pericolosa. Posso solo immaginare cosa avrebbe potuto architettare l'altro me stesso se fosse rimasto ancora per molto qui solo, nella tana del nemico...o a che livelli avrebbe potuto giungere il tuo scoramento se solo fossi rimasta per un altro po', senza avere mie notizie... -
    Un'ombra di scoramento velò il sorriso del vampiro, il cui sguardo si staccò un momento da quello di Gea.
    - Purtroppo non posso sottrarmi dal vivere in mezzo a questi bifolchi, almeno non subito: è necessario per liberare sia Sarah che me stesso. E' un male necessario, che spero potrà dirsi curato una volta per tutte quando avremo raggiunto questi due obiettivi. Però...incontri "casuali" come questo potrebbero avvenire molto più spesso, no? -

    Nel pronunciare la parola "casuali" Alastar caricò il suo sguardo di una connotazione chiaramente maliziosa, che poco dopo aver chiuso la bocca si mutò improvvisamente in un'espressione decisamente sorpresa.
    - A proposito, ora che ci penso...ma che ci fai TU in questo posto maledetto??? -


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  12. Gea Aelin
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    unicolivello



    Per un momento mi parve che Alastar stesse per mettersi a ridere, ma non lo fece e con una mano porto la mia nuca a premere contro il suo petto. Poi comincio' a parlare.
    Ascoltai in silezio, la confessione di prima mi ava gia' tolto parecchie energie se non parte della mia forza di volonta' e intraprendenza, ma le sue parole risuonarono nella mia mente e mi colpirono dritte al cuore, facendolo sobbalzare per la felicita' e per la sicurezza della sua presenza.
    Quando ebbe finito di parlare Alastar mi bacio' ancora, mi misi in punta di piedi per facilitare il contatto delle nostre labbra, e non solo... quansi non aspettassi altro. Quando ci distaccammo per l'ennesima volta io ero senza fiato.
    - "Tu sei mia." disse Alastar "E sappi che non mi accontenterò più di vederti una volta ogni tanto, quando capita. Non può più bastarci una simile situazione, oltre ad essere limitante..." sorrisi, non chiedevo di meglio.
    Sapevo perfettamente che non sarei riuscita a resistere di nuovo ad un lungo periodo lontano da lui, era stato un tormento indescrivibile, non avrei permesso che una situazione come quella potesse ripetersi e con mio sollievo lui pensava la stessa cosa.
    Le parole che seguirono pero' mi scoraggiarono un po'.
    - "Purtroppo non posso sottrarmi dal vivere in mezzo a questi bifolchi, almeno non subito: è necessario per liberare sia Sarah che me stesso. E' un male necessario, che spero potrà dirsi curato una volta per tutte quando avremo raggiunto questi due obiettivi. Però...incontri "casuali" come questo potrebbero avvenire molto più spesso, no?"
    Stavo per rispondergli quando il suo viso parve riflettere un'espressione decisamente sorpresa.
    - A proposito, ora che ci penso...ma che ci fai TU in questo posto maledetto??? -
    L'improvvisa domanda di Alastar mi riscosse completamente.
    Quanto tempo era passato da quando era entrata in quella biblioteca? Se non mi fossi sbrigata probabilmente qualcuno mi avrebbe scoperta anche se forse ora doveva pensare al plurale; era gia' stata una fortuna che in tutto quel tempo non era entrato nessuno cogliendoci infragranti.
    Mi sciolsi dolcemente dall'abbraccio di Alastar e corsi verso una delle finestre della torre. Era ancora notte ma a giudicare lo spostamento delle stelle mancava ancora un'ora alle prime luci dell'alba, e purtroppo i preti erano terribilmente mattinieri.
    Mi voltai nuovamente verso Alastar.
    -"Non ho molto tempo per spiegarti, tra poco sorgera' il sole e ci saranno le stupide funzioni mattutine di questi idioti, diciamo che sono qui per lavoro." sorrisi "Sto cercando un'oggetto contenuto in questa libreria, ovviamente per prenderlo e portarlo via, ho gia' un'aquirente disposto a comprarlo."
    Feci qualche altro passo superando il vampiro che mi fissava stranamente sorpreso e raccolsi la maschera che mi era caduta precedentemente a terra.
    -"Stando alla mie informazioni dovrebbe trovarsi nella sala successiva a questa, magari tu sai anche dov'e'. Si tratta di un piccolo libricino, color marrone scuro, con delle rifiniture dorate intitolato 'Signori Antichi'. Dovrebbe parlare delle origini del regno."
    Mi incamminai verso la sala successiva dove avrebbe dovuto trovarsi il volumetto e sentii Alastar esitare a seguirni per un momento ma quando mi voltai stava camminando alle mie spalle.
    -"Comunque per quanto riguarda le tue precedenti proposte sui nostri incontri 'casuali'..." dissi mentre entravo nella sala e cominciavo a guardare gli enormi scaffali intorno a me "...sappi che saranno decisamente obbligatorie, non ci penso nemmeno a starmente troppo tempo lontano da te!" sorrisi, mentre lui mi affiancava. Stava per dire qualcosa, probabilmente sulla mia ultima affermazione, ma lo fermai, dovevo sbrigarmi.
    -"Quindi, sai per caso dove sia questo volumetto?"



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    Edited by Gea Aelin - 24/4/2012, 11:36
     
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    unicolivello
    Alastar O'Reagal - 18 anni - Vampiro - Adepto


    Alastar osservò Gea precipitarsi alla feritoia più vicina con sguardo accigliato, totalmente preso in contropiede da tanta improvvisa fretta. Perché diavolo le avrebbe mai dovuto interessare un simile volume? Nonostante Gea sapesse fin troppo bene il lavoro di Alastar, quest'ultimo non aveva la benché minima idea di quale fosse la professione di Gea. L'aveva vista a scuola, vero, ma a Blauwe Roos curiosamente sembrava che nessuno si accontentasse della qualifica di "studente".
    Voleva chiedergli lumi al riguardo, ma Gea non lo lasciò parlare, forse temendo la sua logorroicità: certo, teoricamente quest'ultima era caratteristica esclusiva del sacerdote, ma curiosamente quando parlava a Gea anche il vampiro tendeva a divagare. Descrisse dunque il libro e la sua supposta locazione, al che Alastar fece per rispondere...ma anche in questo caso non lo lasciò parlare, avanzando velocemente verso la sala successiva. Sbuffando indispettito, il rosso la raggiunse e le afferrò dolcemente una spalla, costringendola a considerarlo:
    - Ahem...veramente è da quando me l'hai nominato che sto cercando di dirtelo. In questa sala non lo troverai di sicuro, e sinceramente credo che non avrai maggior fortuna con il resto della torre. Qua sono custoditi solo testi religiosi, e comunque nulla dal valore particolare: altrimenti non avrebbero certo affidato una copia della chiave ad un apprendista di passaggio. -
    Le sorrise con aria maliziosa, indicando la direzione opposta rispetto a quella che Gea aveva preso.
    - Se davvero questo volume che cerchi è qui, può essere in un solo posto. Seguimi... -
    Passando dinnanzi al tavolo in cui era stato impegnato fino a poco prima, Alastar recuperò a sua volta la maschera. Subito dopo, continuando a procedere con passo sicuro tipico di chi è sicuro di conoscere bene il posto, il vampiro si rivolse a Gea:
    - Hai parlato di lavoro e acquirenti...riguardo ad un volumetto storico custodito nell'abbazia più importante d'Irlanda? Di che lavoro si tratta, di grazia? Sei per caso un antiquario, di quelli con pochissimi scrupoli? -
    Alastar ridacchiò, come se a dir la verità la cosa non gli dispiacesse affatto. Il pensiero che potesse essere una semplice ladra non gli era proprio venuto, chissà perché.
    Scese tutte le rampe che poteva scendere, arrivando finalmente al piano terra della torre, proprio di fronte all'ingresso principale. Il rosso proseguì verso la parete opposta, indicando una curiosa rampa di scale che scendeva sottoterra di qualche gradino, finendo di fronte ad una massiccia porta in marmo. La indicò perentoriamente come suo solito:
    - Si dice che nei sotterranei della torre siano nascoste mirabolanti ricchezze: se fosse vero non solo ci troveresti il tuo volume, ma probabilmente anche qualche extra che potresti gradire. Ovviamente di questo posto non ho assolutamente la chiave, e come vedi la porta sembra bella ostica da superare. -
    Avanzò verso la porta, mettendosi ad esaminare non tanto la porta stessa quanto il muro su cui era intagliata:
    - Io però un'idea su come superare l'ostacolo ce l'ho: come ben puoi notare tutt'attorno alla porta il muro, pur essendo solido e spesso, è senza dubbio antico ed eroso dagli anni. Un piccolo incendio circoscritto potrebbe bastare a farlo crollare, abbattendo di conseguenza anche la porta che su quel muro si poggia. Certo, per una persona sola probabilmente sarebbe molto difficile...-
    Alzò le spalle, squadrando Gea con un ghigno malefico:
    - E qua entra in gioco il fatto che curiosamente dopo essermi nutrito del tuo sangue ho sviluppato un'affinità al fuoco che prima non possedevo assolutamente. Le fiamme che mi hai visto usare prima sono le tue stesse fiamme, visto che le uso in virtù del tuo sangue in me. Quindi ora entrambi sappiamo manipolare il fuoco...e in due direi che abbattere questo muro è sicuramente qualcosa di più fattibile! Che ne dici, tentiamo? -
    Le fece l'occhiolino, afferrandole con decisione la mano. Il suo intento era quello di far usare ad entrambi lo stesso potere contemporaneamente, in modo che l'incendio ottenuto fosse il risultato dei loro sforzi combinati.


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