La Vie

La vita non ha senso a priori.
Prima che voi la viviate,
la vita di per sé non è nulla;
sta a voi darle un senso,
e il valore non è altro
che il senso che sceglierete.
Sartre


Alla confusione preferivo la calma, rifugio per la mia anima inquieta. Da un po' vagavo per le strette stradine in pietra, a quell'ora completamente vuote. Era tardi, fin troppo tardi, e al più presto sarei dovuta tornare a casa. Ma la città, con i suoi ritmi frenetici, mi angosciava; invece lì si stava bene. Le persone che abitavano il quartiere erano molto più sincere e vive. Le puoi vedere dedite al loro lavoro, la passione negli occhi, accudire i loro figli e baciare spensieratamente i coniugi sperando in un futuro più fortuito.

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Non sapevo precisamente come fosse avere una famiglia, delle persone che si preoccupano per te, che ti sorreggono nei momenti di difficoltà, che ti amano. Ma il vedere quelle persone così unite mi scaldava il cuore; per questo mi recavo lì così spesso. Nella mia vita avevo letto tanti romanzi e mi ero fatta un'idea di ciò che gli altri definivano amore: un sentimento, che può durare più o meno tempo, che coinvolge tutto il tuo essere e ti porta a porre la persona amata al di sopra di ogni altra cosa. Un sentimento che non avevo mai provato. Perché non potevo concedermi di amare qualcuno: la gente attorno a me moriva e io continuavo ad essere giovane e forte. Le persone provavano invidia per la mia strana natura, e troppo spesso avevano cercato di farmi del male. Così avevo deciso, per proteggermi, che non avrei più avuto contatti con umani, se non lo stretto necessario. Intanto la vita andava avanti e continuavo a non trovare uno scopo alla mia esistenza. Maledicevo il giorno in cui mi ero trasformata, in cui il destino mi aveva condannata ad una vita infelice.

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Poi un dì senza sapere perché ero arrivata in questo quartiere; dopo tanti anni vissuti in svariate metropoli un ritorno alla semplicità era quello che ci voleva. Mi recai sempre più spesso in quel luogo, tant'è che alla fine diventò quasi una droga. Persino in quel momento, mentre tutti dormivano, percepivo la serenità nei loro cuori. E mi sentivo un po' più in pace con me stessa. La notte intanto si faceva più scura che mai.

Dopo la sua consueta sera e notte di lavoro, Lukas si ritrovò a passeggiare per Armoede.
Respirare l'aria di autenticità gli faceva bene: quella gente era stata gentile con lui e sua madre quando si trasferirono a Blauwe Roos, proprio in questo distretto, prima di abitare in un grande palazzo a Seamair.
Camminava lentamente, i suoi passi erano calmi eppure ponderati. La fresca aria invernale sfiorava ogni centimetro del suo corpo, e seppur Lukas fosse avvolto in un giubbotto caldo e pesante, il freddo lo attanagliava. Il gelo gli arrossava il viso, e ad ogni respiro una nuvoletta di vapore si formava dinnanzi a lui.
Non aveva una meta, non sapeva dove andare e stava per fare marcia indietro verso casa sua, quando un odore familiare lo travolse...Era come un ricordo, ogni volta che succedeva gli sembrava di vivere un deja-vù.
Cercò con lo sguardo la persona che emanava quel profumo, e ciò che riuscì a scorgere era un'esile figura femminile in lontananza, che proprio come lui passeggiava per le vie lastricate della cittadina.

Aumentò il passo, fino a raggiungere la ragazza, pur stando qualche metro lontano da lei, il minimo necessario per farsi riconoscere.
Non parlò, ma sperò con tutto il cuore che la sua simile fiutasse la sua presenza.